Ogni volta che chiedi a un romanziere se quello che racconta è accaduto veramente, muore un critico letterario in qualche parte del pianeta. C’è per esempio una persona che conosco, che lo fa regolarmente ogni volta che esce un mio nuovo romanzo. È un appuntamento fisso ormai, ci arrivo preparato, le rispondo immediatamente, anzi certe volte l’anticipo, ma questo è soltanto pettegolezzo, Pincopallina, supponiamo che si chiami così. Io cerco un “lettore attivo”, Pincopallina, non un “lettore pettegolo”! Ma lei non si scoraggia, torna sempre all’attacco, senza vergogna, vuole sapere tutto, ogni volta, se quel personaggio nella realtà è tizio o caio, se il protagonista si è davvero accoppiato con quella o con quell’altra, se, metti, l’ha preso nel culo in ascensore, può capitare, se si è drogato al braccio o nel naso, se ha frequentato i luoghi dello spaccio, se ha stuprato, se ha “toccato il culo a una signora”, come cantò quel tale. Un consiglio: quando capiterà anche a voi, non dategliela mai vinta a questi impiccioni travestiti da lettori empatici, fategliela scontare un po’ la loro morbosa curiosità che non ha niente a che spartire con la letteratura, con l’amore per i libri, per l’arte… lettori del genere – zavorra inevitabile di chi scrive romanzi parzialmente autobiografici –, è meglio perderli che trovarli!
“Caledonian Road” di Andrew O’Hagan – traduzione di Marco Drago (Bompiani)
Una storia senza innocenti o vincitori, ma solo persone ferite che riescono a farcela con quello che resta dopo un evento drammatico destinato a essere uno spartiacque nelle loro vite.