Se raccontate cazzate fenomenali ai vostri amici e colleghi di lavoro sulle vostre avventure sessuali, se inventare in quel campo vi riesce facile – tipo scopate megagalattiche nell’intercity Roma-Foggia con qualche soubrette della tivù oppure un magico pompino all’aeroporto di Londra da parte di una hostess danese assatanata e sordomuta – provate a scrivere qualcuna di queste storielle, magari sono valide e rappresentano un modo per avvicinarvi alla scrittura. Un mio collega di banca che veniva chiamato ‘o Biscione, o ‘o Cazzone, ne raccontava di fenomenali! O Biscione scriveva anche poesie sulla mamma e il paesello natio dell’avellinese. Le faceva leggere a tutti, le sue poesie, ‘O Biscione, anche al capo, ma di me si vergognava. Un giorno i colleghi gli fecero uno scherzo da prete: gli cancellarono tutte le sue poesie sia dal suo pc che dal sistema centrale. Lui fece una tragedia, protestò dal capo divisione, scrisse al Direttore Generale, che lo convocò a colloquio. Era al settimo cielo giacché poteva conoscere personalmente e magari stringere la mano a sua altezza il Direttore Generale, il numero uno. Si presentò al lavoro tutto elegante quella mattina, ‘O Biscione, con una cravattona grigio perla che luccicava e un vestito pure grigio di gabardine leggero, tutta la mattina ciondolò per i corridoi e dinanzi alle erogatrici dei caffè. Era troppo agitato per lavorare. Chiunque gli passasse davanti esclamava: “A mezzojòrno e mezza i’ vag’ da u’ Direttore Generale…” Il Direttore Generale lo trattò affettuosamente. Gli chiese una copia del suo libro e gli disse che per un paio di giorni poteva dedicarsi alla nuova stesura delle sue poesie ammesso che se le ricordasse.
“Ce l’ho tutte qui…”
“E allora lo faccia…”
“Ma veramènde, diretto’, veramènde?… Lei è un angelo, un angelo del Paradiso…”
Alla prossima, amici, e non vi deprimete troppo per questa Pandemia!