Lei mi aveva avvertita, viene un mio bravissimo allievo che ha già scritto diversi libri, vedrai che ti piacerà. Dopo qualche esitazione mi sono decisa a partecipare al corso intensivo di scrittura autobiografica sul tema dell’Amore tenuto da Rossana Campo. Mi sono presentata come sempre trafelata ma questa volta munita di tè caldo, tazze e biscotti. Non è mia abitudine portare bevande calde e dolci ma siccome il corso durava fino alle 21, ci servivano rinforzi. Quattro donne e un uomo. I magnifici cinque temerari che si sono dati l’ultimo appuntamento possibile in una scuola, più esattamente nella sala Giuseppina, una saletta nascosta all’interno del Palazzo del freddo, il gelataio Fassi all’Esquilino, la Chinatown romana. La gelateria non era vuota, i fedeli appassionati di creme e zabaioni erano presenti.
In classe, ci siamo seduti davanti a tavolini disposti in un quadrato con le dovute distanze per evitare i contatti promiscui, appena entrata ho osservato i partecipanti mentre tiravo fuori dal mio zaino tutto il necessario per offrire il mio tè.
Ho sentito sguardi un pochino distanti e freddi, quasi scocciati dalla mia irruenza data da chi frequenta già il luogo. Ero forse troppo rumorosa e invadente? Finalmente mi sono seduta al mio posto e ho tirato un sospiro di sollievo quando Rossana ci ha chiesto di presentarci a turno. Un nome, una faccia.
Torno a spiegare il motivo del nostro atto di coraggio: tre giorni dopo, esattamente alla fine del nostro corso, un assembramento di cinque persone che non si conoscono in una stanza diventava proibito, questo per prevenire il contagio da un potente virus influenzale.
Le allieve, io compresa hanno tirato fuori il quaderno e il gel igienizzante per le mani.
Si è presentata Tessa, mentre si passava il liquido freddo sulle mani per strofinarsele, ci ha detto che veniva da fuori Roma, non mi ricordo se provenisse da Cassino o da Benevento. Sono molto romana in questo, lo ammetto, per me fuori dalle mura, tutta l’Italia è soltanto un’estensione dalla Caput Mundi, Sicilia esclusa. Tessa, 54 anni è una donna dal portamento elegante, un collo lungo, il viso distinto incorniciato da capelli lunghi e castani ben pettinati. Una donna curata che sembra felice di ritrovare il suo amico, Arturo.
Arturo,58 anni mi era sembrato infastidito quando sono arrivata con tutte le mie tazze di latta, ma poi in seguito sono riuscita a prenderlo per la gola. Più tardi, ci confesserà che il cibo è il suo vero grande amore. Arturo ha già pubblicato, conosce bene la docente e sembra simpatico. Il mio timore di avere accanto un intellettuale è svanito quando ci ha parlato di lui presentandosi con umorismo e sincerità.
Allora mi sono fatta coraggio e ho detto a tutti: ho 52 anni il mio nome è Nathalie, e sono un’appassionata del metodo di insegnamento di Rossana.
Infine, ha preso parola Dalia,50 anni da Bologna, una sofisticata bourgeoise bohemienne, con un anello ad ogni dito, i capelli cortissimi, lineamenti decisi, movenze sinuose. Ci racconta brevemente la sua storia: una vita trainata dall’ Amore che la porterà in giro per il mondo, in particolare a Zanzibar, la sua Africa.
Bene, si può cominciare. Rossana ci legge pezzi tratti da romanzi di Terry Grossman, Camille Laurens, Lydia Davis, Valeria Parella, Grace Paley, Natalia Ginzburg, Alba De Cespedes, Annie Ernaux, Dorothy Allison, Alice Miller, Luisa Muraro, Julian Barnes, Karl Ove Knausgaard, Roland Barthes, Audre Lorde, Jenni Diski. Ma quanti libri possiede? Quando tira fuori il suo materiale, riconosco i cahiers Clairefontaine che usavo a scuola francese, poi ha dei blocchi più piccoli dove segna sempre frasi, forse rimane ispirata anche quando insegna e per non perdere il filo del suo lavoro in opera butta giù parole che poi ricucirà di fretta a casa finito il corso? I suoi libri sono pieni di segna pagine adesivi colorati e lei sa esattamente dove deve andare, conosce bene le sue direzioni e ce le offre dandoci degli spunti, ponendoci domande, scavando nei nostri cuori prima gelidi e man mano che prendiamo confidenza leggendo ad alta voce i nostri testi scritti di getto sul momento, si sciolgono i ghiaccioli e colano lacrime sul viso.
Non voglio interrompere questo flusso che ha preso intensamente il via e ma mi lanciò: chi vuole un po’ di tè? Rifiutano un po’ tutti. Mi domando se è per via del contagio. Anzi sono convinta di questo, le distanze si prendono non solo dalle persone ma anche dagli oggetti. Allora apro la busta di carta, e offro i biscotti. Sono la specialità del forno Cipriani in via Carlo Botta, non si può rifiutare. Arturo si lancia per primo, lui è siciliano di origine e sa riconoscere un buon dolce, approva, ne prende un secondo e accetta il tè. Apre le danze, da buon cavaliere ci fa ballare a turno, leggendoci ciò che scrive, raccontando aneddoti. L’energia maschile ci vuole sempre, soprattutto in questo momento prebellico, ci sentiamo al sicuro nel rifugio con un uomo che ci racconta storie.
Siamo in questa stanza nascosta da tutti, nel retrobottega, lontano dal marciapiede dove già i pochi passanti portano guanti di plastica e mascherine e dove tutti i negozi cinesi hanno già chiuso le serrande. Ci stringiamo forte intorno alla nostra passione per la carta e l’inchiostro, per parlarci d’amore. Raccontare la volta che abbiamo cambiato pelle, la volta che abbiamo amato e odiato allo stesso tempo e quando abbiamo desiderato il nostro desiderio.
Tre giorni insieme. Una pausa pranzo, il sabato, dove ci siamo ritrovati per caso in una Piazza Vittorio già vuota, prima di riprendere il corso e bevuto un caffè offerto dal nostro gentiluomo, che ci ha raccontato di aver vissuto in questa piazza. Arturo ha sempre cose da raccontare e ci mette la giusta intonazione con un finale ad effetto. Tessa ed io pendiamo dalle sue labbra. Dalia si apre a poco a poco, inizia con frasi brevi appena accennate, poi il terzo giorno sboccerà come il suo nome di fiore.
Non si è mai tolta la sua pelliccia ecologica a macchia di leopardo, l’ho vista ordinare coni giganti al bancone e uscire felice sculettando leggermente per fare due passi. Sembrava volesse assaporare ogni minuto di questi attimi di libertà. Al termine del corso ho seguito Arturo alla cassa, ho emulato i suoi gesti, mi sono messa in fila senza motivo allora mi ha suggerito di comprare una scatola di Sanpietrini, come avrebbe fatto lui per deliziare le sue donne, Corinna la sua compagna e sua figlia. Con 12 cremini avrei fatto ritorno a casa con un bel bottino. Abbiamo osato abbracciarci, lui ha fatto un atto coraggioso, ha violato la regola, è stato bello. È stato Amore. Per ora manteniamo un contatto grazie alla fibra poi si vedrà se riusciremo a cucire un legame di penna o di panna.