L’inizio di una storia

L'incipit serve solo a conquistare l'attenzione del lettore?

L’inizio di una storia, l’incipit, è un momento fondamentale, sapete, bisogna conquistarsi in pochi minuti l’attenzione e la fiducia di chi ti legge (o ti ascolta, non cambia molto), bisogna mettergli la cavezza al collo, per dire così, ma senza dargliene l’impressione, con classe, è uno strano patto quello che dovete stringere col lettore ogni nuova storia che scrivete, un patto che suona più o meno così: tu mi prometti che non mi abbandonerai fino alla fine della storia e io ti prometto di meritarmi fino in fondo la tua fiducia, cioè ti prometto che saprò emozionarti, amico, coinvolgerti, incantarti, fino all’ultima pagina. Nei primi cinque minuti devi riuscire a stringere questo patto, avendo presente il target a cui ti rivolgi, perché ogni lettore ha le sue aspettative, il suo gusto, sapete, e insomma devi dare il meglio; dopo quei famosi cinque minuti, corrispondenti forse a un paio di pagine o qualcosa in più, il lettore, se non l’hai persuaso, ti abbandonerà, e difficilmente ti darà una seconda occasione.

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Andrea Carraro

Andrea Carraro, scrittore, nasce a Roma. Se avesse ricevuto un euro ogni volta che sui media hanno usato il termine “il branco” per parlare di uno stupro di gruppo, citando il titolo del suo romanzo più noto, oggi sarebbe ricco. Invece è “solo” uno scrittore tra i più bravi. Romanziere, autore di racconti e di poesie, nasce a Roma nel 1959. Ha pubblicato i romanzi: A denti stretti (Gremese, 1990), Il branco (Theoria, 1994), diventato un film di Marco Risi, L’erba cattiva (Giunti, 1996), La ragione del più forte (Feltrinelli, 1999), Non c’è più tempo (Rizzoli, 2002) (Premio Mondello), Il sorcio (Gaffi, 2007), Come fratelli (Melville, 2013), Sacrificio (Castelvecchi, 2017) e le poesie narrative Questioni private (Marco Saya, 2013). Ha pubblicato anche due raccolte di racconti, confluite nel volume Tutti i racconti (Melville, 2017). I suoi giudizi critici, sensibili ma affilati quando serve, lo rendono un lettore del cui parere fidarsi con tranquillità.

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