La Rosa di D’Annunzio

D'Annunzio pensa a Barbarella e al desiderio inappagato di essere cullato dalle sue braccia. Nel frattempo scrive "Il piacere"

Appena giunto a destinazione le telegrafa da Pescara e le scrive in furia, con l’ansia di ricevere sue notizie. “Mi pare che una grande sciagura mi stia sopra”. È un pomeriggio assolato del luglio 1888, già sente la lontananza di Barbarella, così Gabriele D’Annunzio affettuosamente chiama l’amata, Barbara Leoni. La parola avvampa nel ricordo del corpo di lei, dell’amore lascivo e “afrodisiaco”, degli occhi neri ardenti che guardano fra i capelli scesi a belle onde sulle spalle, della “rosa delle rose, il freschissimo fiore del mio piacere”. “Ti bacio a lungo la rosa”.

Deluso da un lavoro che non lo soddisfa, ha preso la decisione da tempo rinviata, si è licenziato dal quotidiano “La Tribuna” per il quale ha lavorato come cronista mondano, con la ferma risoluzione di dedicarsi “sul serio” a un’opera “d’importanza capitale”. È partito da Roma dove ha lasciato la moglie Maria di Gallese, “l’amore preraffaelita e nuziale” sposata a vent’anni in “un matrimonio riparatore” e i tre figli; ottiene, con una separazione legale, che sia la madre di lei a provvedere per loro. Ha solo 25 anni. 

In Abruzzo, si trattiene qualche giorno a Pescara, ospite nella casa natale, circondato dalle tenerezze dei suoi, poi si trasferisce a Francavilla al Mare, in un’abitazione modesta ma che subito provvede a dotare degli immancabili tappeti orientali. 

Alterna giornate in cui è assorbito completamente dalla stesura del primo romanzo: Il Piacere – “lavoro disperatamente” in un estro “tutto di eccitazione spirituale e intellettuale” – a momenti i cui, stanco e scoraggiato, deve costringersi a scrivere. Talvolta lo sguardo si perde sul mare e sul paesaggio con “una malinconia inesprimibile” per la mancanza di Barbarella che si protrae fino al febbraio 1889: “avrei bisogno quasi d’esser cullato dalle tue braccia”. E con il tormento per il desiderio inappagato, quasi folle, che la separazione amplifica, espresso con totale assenza di inibizioni nelle numerose lettere inviate all’amata, una delle numerose figure femminili che affollano la preziosa galleria di donne e di muse del poeta. 


Gabriele D’Annunzio, Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938. Poeta e scrittore italiano tra i più noti.

Condividi su Facebook

Potrebbe piacerti anche...

Dentro la lampada

Zio Alberto

Cosetta incontra inaspettatamente un lontano parente che aveva conosciuto solo nei racconti dei suoi familiari.

Leggi Tutto
Apri la chat
Dubbi? Chatta con noi
Ciao! Scrivimi un messaggio per dirmi come posso aiutarti :)