Era sempre un evento quando Tommaso Landolfi, dopo mesi di latitanza chissà dove, faceva il suo ingresso al Caffè Aragno. Alto, il volto magro, baffi sempre curatissimi, lo scrittore ciociaro si aggirava tra i tavolini del Caffè salutando gli avventori, e non rispondendo mai alla domanda: Dove sei stato? Che fine hai fatto? Dopo i saluti sceglieva il tavolino meno affollato, si toglieva il soprabito Chesterfield (era di un’eleganza impeccabile) e poi, lapidario, emetteva una frase di quelle che non si dimenticano, come quella volta che guardò Moravia, intento a bere il suo caffè, e lo trafisse con un: “Albertì, ma perché scrivi?”.
Tommaso Landolfi (Pico, 9 agosto 1908 – Ronciglione, 8 luglio 1979)
Romanzi
La pietra lunare. Scene della vita di provincia
Il principe infelice
Racconto d’autunno
Un amore del nostro tempo
Raccolte di racconti
Dialogo dei massimi sistemi
II mar delle blatte e altre storie
La spada
Ombre
Tre racconti
Racconti impossibili
Le labrene
A caso
Il gioco della torre
Le due zittelle
Cancroregina
La raganella d’oro,
Ottavio di Saint-Vincent
Raccolte di poesie
Filastrocche
Breve canzoniere
Viola di morte
Il tradimento
Teatro
Landolfo VI di Benevento
Scene dalla vita di Cagliostro
Faust ’67
Traduzioni da Gogol’, Grimm, Novalis, Mérimée, Puškin, Turgenev, Dostoevskij, Tolstoj, Čechov, ecc.