Amelia, detta Melina e Andrea, detto Aghi, avevano appena indossato il pigiama per andare a dormire quando la mamma fece sapere che li aspettava nella sua stanza.
Marion Rosselli sollevò il capo dal cuscino con fatica quando li vide entrare: i due bambini, ritti ai piedi del letto, guardavano la mamma che quella sera appariva ancora più pallida e stanca del solito.
Sapete cosa vuol dire “assassinio”? Chiese loro, con una voce che quasi non riconobbero.
Aghi si girò verso Melina, e poi fece sì con la testa.
Melina guardava la madre: stava parlando del suo papà, Carlo, e dello zio Nello, e poi Marion disse “Parigi”, e lei lo sapeva che era la capitale della Francia, ma “sicario” no, era una parola che non conosceva.
Istintivamente prese la mano di Aghi nella sua quando la madre, ormai spossata, smise di parlare.
Marion era spesso malata da quando era nata Melina, lei sentiva che era un po’ colpa sua, anche se nessuno glielo aveva mai detto.
Lasciamola riposare, disse, mentre sospingeva Aghi nel corridoio.
La manina del fratello era diventata fredda, e lei la strinse più forte.
Papà e zio Nello sono stati assassinati, quindi non possono tornare a casa, vero?
Lei guardò il fratello, gli abbottonò il colletto del pigiama e lo sospinse dolcemente verso il letto.
Melina… sussurrò lui, mentre lei gli rimboccava le coperte, senza parlare.
Si infilò a sua volta nel letto, e rimase in ascolto del respiro regolare di Aghi, scivolato nel sonno.
Il loro papà partiva sempre, e rimaneva lontano da casa per lunghi periodi, come quando era stato in Spagna dove c’era stata una guerra.
Melina chiuse gli occhi: non sapeva cos’era un sicario, e non ricordava più niente di quello che aveva detto la mamma, ma aveva ragione Aghi, il papà e lo zio Nello stavolta non sarebbero ritornati a casa.
Bibliografia:
Amelia Rosselli, Sleep. Poesie in inglese, Garzanti;
Amelia Rosselli, Appunti sparsi e persi.1966-1977, Empiria.