Qual è il grado di normalità delle relazioni umane, che chi è coinvolto trova accettabile? È questa in fondo la domanda che anima l’intera narrazione dell’ultimo romanzo di Sally Rooney. Famiglie disfunzionali ma perfettamente accettate all’interno della rigida società irlandese, ormai svincolata (o almeno lo sono i protagonisti) dalla rigidità della tradizione religiosa cattolica. La storia inizia con il lutto che colpisce Peter e Ivan per la comune perdita del padre. La complessità del lutto svela ai fratelli le loro reciproche astiosità, messe in luce dal bisogno competitivo, comune in tutte le famiglie, di volersi sentire il figlio più amato. Tra i due c’è una notevole differenza d’età e di scelte di vita. Peter ha 32 anni, è avvocato difensore nel campo dei diritti umani, certo di aver scelto la strada giusta. Ivan ha 23 anni, è una giovane promessa nel mondo degli scacchi e ha, secondo il fratello, difficoltà relazionali.
Entrambi hanno rapporti distanti ma cortesi con la madre, che è andata a vivere con un altro uomo quando Peter aveva 15 anni e Ivan 6.
L’implosione del mondo di Peter è annunciata quando entra in scena Naomi, una ragazza bellissima, con un sito di foto esplicite e che vive in una casa occupata. Tutte le sue certezze sui confini tra cosa è da condannare e cosa, invece, è un obiettivo meritevole e corretto, subiscono una scossa potente. Peter capisce che, nonostante sia iniziata come una relazione di scambio sessuale, sia diventata un’altra cosa, comprendente un potente coinvolgimento emotivo. Naomi non è l’unica donna che lui ama, però, perché nella sua vita c’è sempre Sylvia, la fidanzata dei loro anni giovanili, che a seguito di un incidente grave è afflitta da dolori articolari e muscolari atroci e invalidanti. I confini di quello che lui stesso ha perseguito come giusto diventano porosi, labili, fino a scomparire del tutto e lasciarlo inerme, preda di sensi di colpa alimentati da un uso eccessivo di alcool.
Ivan conosce una donna più grande di lui di 13 anni, che vive in un piccolo centro irlandese, separata dal marito alcolista, e che tenta di superare le crepe che la mancanza di calore umano le hanno aperto dentro l’anima. Per entrambi l’incontro è una benedizione, una salvezza. Margaret è, dopo iniziali paure e tentennamenti, decisa a superare le barriere familiari e psicologiche che sono pronte a vederla come una sorta di predatrice e al contempo di donna scandalosa, perché ha osato vivere una relazione giudicata sconveniente e inopportuna con un uomo molto più giovane. Ma poi davvero gli altri possono essere, con il nostro consenso, giudici dei nostri sentimenti? Davvero delegando al buon senso comune le risposte su chi conviene amare e come e quanto siamo davvero vivi?
E l’amore e il desiderio devono sempre avere come contropartita l’esclusività insita nella monogamia? In fondo il cuore ha più stanze di un bordello, per citare García Márquez, e non sempre quello che la società accetta o incoraggia come normale e giusto in un determinato momento storico ci rende persone migliori o felici.
L’evoluzione dei personaggi (Peter, Ivan, Naomi, Margaret, Sylvia) passa attraverso il trascorrere dell’umida primavera irlandese fino al Natale, quando i confronti incrociati mettono in mostra la bellezza delle crepe che rendono degno d’amore un essere umano. Non esistono relazioni perfette perché le relazioni rispecchiano la nostra propria umana finitezza, avidità, ambivalenza, egoismo e insensatezza. Se l’amore e il desiderio non fossero altro che ordine invece che entropia non ci sarebbe bisogno di scriverne. La monogamia è sopravvalutata quando non registra altro che l’asservimento a un parametro religioso o etico, usato come modalità di controllo, e finisce con il diventare frustrazione e menzogna, più che una scelta libera delle persone coinvolte nella relazione.
E poi davvero le relazioni tra persone etero siamo abituati a giudicarle su parametri che rispecchiano la parte più becera del patriarcato, dicendo alle persone come devono sentirsi, e che per forza sono da stigmatizzare le storie dove la maggiore età anagrafica è del soggetto femminile invece di quella, perfettamente accettata, del soggetto maschile. Quello che accade invece è che l’attrazione non chiede documenti di identità.
Insomma, l’amore è un gran pasticcio, e per fortuna possiamo scappare fuori dai recinti che ci imprigionano e urlare, feriti forse, ma vivi.
“Pensa a tutti loro insieme. Anche immaginare è vita: la vita che è solo immaginata. Acciottolio di piattini, vapore acqueo dal bollitore. Anche solo pensarci è vivere. Il vento forte, freddo, che spira dal mare, gli spinge indietro il cappotto, increspando il fiume di bianco. Niente è fisso. Lei, l’altra. Ivan, la sua fidanzata. Christine, il padre dall’oltretomba. Non sempre funziona ma faccio del mio meglio. Vedi come va. Continua comunque a vivere”.