“Una florida ed eccitante vita interiore” di Paul Dalla Rosa (Pidgin)

I protagonisti di questi racconti sono ritratti nel loro momento di ordinaria consapevolezza, dovunque si trovino, sospesi tra la tentacolare ed escludente Dubai, la scintillante e instancabile Maiorca, la stratificata e ossequiosa Pechino, o la serafica Melbourne, i loro corpi e le loro menti mostrano segni di crepe.

Siamo immagini tridimensionali, specchi utili per l’avido desiderio di essere reali. Siamo frutto del tempo che ci ha nutrito di aspettativa e ci ha fatto credere che possedere oggetti ed esseri sexy fosse l’unica strada utile per essere amati.

I protagonisti di questi racconti sono ritratti nel loro momento di ordinaria consapevolezza, quando si accorgono di fare lavori malpagati, senza assicurazione sanitaria, con rapporti bloccati in relazioni non esclusive, prigionieri di Grindr, alla disperata ricerca di un posto sicuro, un lavoro che permetta di pagare le bollette, e che dia la possibilità di raccontare aneddoti divertenti e non solo ammantati di reale pericolosità. Dovunque si trovino, sospesi tra la tentacolare ed escludente Dubai, la scintillante e instancabile Maiorca, la stratificata e ossequiosa Pechino, o la serafica Melbourne, sono tutti oltre la frantumazione. I loro corpi e le loro menti non mostrano solo segni di crepe, semplicemente sono già esplosi, in rumori disturbanti ma poco adatti a creare conflagrazioni capaci di interrompere sonni.

Il pezzo di vita narrato è uno scatto con il cellulare, uno sbrego in un vestito elegante, un cubetto azzurro di ghiaccio sciolto, il respiro affannoso dopo la riemersione dall’apnea. Di loro non resta che quel tentativo di resistenza, le carte di credito rifiutate e annullate, le braccia a mezz’aria nel tentativo di toccare qualcuno in maniera autentica, gli sfoghi con sconosciuti al bar. Attimi destinati a essere inghiottiti dal flusso del tempo, l’aria che si assottiglia e la speranza che viene erosa come una spiaggia esposta all’inclemenza del mare. Eppure, anche nella disperazione nera, conservano l’ironia educata di chi sta capendo di essere vissuto in una bolla, e che la bolla è scoppiata, e quello che si vede è una brillantezza caotica, inquinata e innaturale, una superficie oleosa che riflette i colori iridescenti di un cielo carico di sole estivo. Senza un luogo da poter chiamare casa, attaccati alla promessa di un divano per la notte o di un panino.

Quello che rimane sulla lingua è la consistenza pastosa di cibi troppo maturi, inghiottiti in fretta, per non correre il rischio che ci vengano portati via, solo perché qualcuno ha il potere di farlo. Quello che rimane è la vita che si continua a vivere dentro, dove abbiamo successo, e siamo bellissimi e amati.

 

“Mio padre stava parlando. C’era stata una lettura. Stava descrivendo una carta, un tarocco. Un uomo era a cavallo. Teneva in mano un bastone o qualcosa di simile a un bastone. Feci dei respiri profondi. Guardai i laghi attraverso i vetri macchiati del balcone. Mio padre disse che c’era una complicazione di qualche sorta.

Se l’uomo è girato da una parte significa un viaggio, una destinazione. Se è girato dall’altra parte, una falsa partenza, una stasi.

«Mi stai ascoltando?»

«Beh», risposi. «Quale delle due?»

Mio padre si fece silenzioso. Poi sentii la sua voce, morbida e fragile.

«È difficile dirlo».

 

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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