“Fiocco di neve” di Louise Nealon (Bompiani)

Questo romanzo si chiede se si possa vivere anche soffrendo, accettando la sensibilità come parte di un pacchetto di doni.

La porosità del nostro mondo, sancito dai confini stabiliti dai nostri corpi, è davvero collegata al mondo onirico? E in cosa differisce dalla realtà tangibile la vita che viviamo dentro la testa? Forse per trovare delle risposte, peraltro non valide per chiunque, dobbiamo solo accettare una parte della nostra stranezza. A volte il concetto di sanità mentale è sopravvalutato.

Debbie è figlia unica di Maeve, una donna che l’ha avuta giovanissima da un padre sconosciuto, in una vita segnata dal rifiuto della madre alcolizzata e dal bisogno di riempiere il vuoto con i corpi voraci di giovani maschi sbadati. Di Maeve e di Debbie si prende cura il fratello e zio dell’una e dell’altra, Billy, allevatore di mucche della contea di Kildare, a un’ora di treno da Dublino, ma in pratica a una distanza siderale dalla città. Billy è un guaritore, uno capace di sentire le connessioni dolorose tra la natura e le persone, ma è spaventato da questo dono, considerando la perdita di connessione della sorella che passa le sue giornate a navigare tra la materia vischiosa dei sogni, circondata da conchiglie, e il tentativo di ascoltare le premonizioni che quei sogni svelano. Quando Debbie va a studiare al Trinity College a Dublino, per lei è l’inizio di una serie di possibilità, che però da subito si rivelano fallaci. Debbie beve troppo, ha problemi a respingere gli approcci aggressivi dei ragazzi, lusingata dalle loro attenzioni e spaventata dalle reazioni che suscita il suo corpo, che lei non ama affatto. Passa il suo tempo a leggere e a piangere in bagno, abbuffandosi di caffè, spaventata da qualsiasi interazione intima. Quando la ragazza più bella della sua classe di letteratura, Xanthi, le rivela di soffrire di depressione, la rabbia di Debbie esplode. Perché una persona bella, ricca, intelligente e apprezzata sente una tale sofferenza al punto da sentirsi sempre sconnessa, impegnata a costruire false rappresentazioni della sua fragilità? La consapevolezza che per smettere di soffrire non basta possedere oggetti o avere possibilità di futuri sicuri, unita alla morte in un tragico incidente del giovane compagno della madre e aiutante alla fattoria, spingono Debbie a iniziare l’analisi delle sue stesse capacità divinatorie, l’inizio di un sofferto percorso verso l’accettazione della stranezza. Si può vivere anche soffrendo, accettando la sensibilità come parte di un pacchetto di doni, sentendo che lo spessore tra sogni premonitori ed emozioni degli altri fa parte della nostra essenza. Provando a farsi meno male, e arrivando ad amarsi, persino.

 

“Le persone hanno una visione così ristretta di quello che considerano realtà.  Riusciamo a intravedere il nostro immaginario condiviso solo attraverso l’arte e la musica.

Le persone non si sentono a loro agio se pensano che quando accediamo ai livelli più profondi di un sogno, usciamo da noi stessi. La nostra società è incatenata al concetto di individuo. La vera ispirazione viene da fuori, da quello che non conosciamo, da quello che può esistere solo nei sogni. Mozart componeva direttamente a partire dagli stati dei sogni. Kafka scriveva solo di notte. Perfino la struttura molecolare del DNA è stata scoperta in un sogno”.

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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