Quando un gelato finisce, un bambino piange. Eppure, se durasse in eterno, sarebbe l’ennesima abitudine cui far fronte.
Sto studiando questo gelato dal sapore che non si esaurisce mai.
Non fisicamente, tutto si scioglie e va via. Il gusto intendo, quello si pianta nella memoria, ti resterà incollato al palato e alla pelle e all’anima e alle ossa. Il gusto resta, sì, ma poi il desiderio di leccarlo e di sentirlo esplodere in bocca ti monta dentro come panna e se non puoi averlo rischi di finire in manicomio, rischi che la tua vita si consumi nel desiderio di quel gusto lì, proprio quello. Puoi vivere tutti i gelati nel mondo, ma quello è la tua vergogna più grande.
Anche se non ci sono più i manicomi, ma ci sono troppe gelaterie, te lo devi vedere tu da solo quel dolore. La bocca si secca, i denti prudono, la testa pulsa e tu sai che quel gelato, per quel gelato lì, ti viene da graffiarti la pelle perché non hai mai saputo prima d’ora che ti basterebbe quel gusto là per campare sazio tutta la vita.
Ma come si fa quel gelato? Beh, non c’è latte. Il latte fredda, contiene acqua e in questa ricetta non ci interessa minimamente il freddo. Noi per un sapore senza fine vogliamo qualcosa di untuoso, grasso, esplosivo che ti stende e resta e ti accompagna, ti addormenta e ti risveglia.
Panna, quindi, tanta. Zucchero poi, ovviamente. Tanto, anche un po’ troppo. Qual è la primordiale nota che ci risveglia, che ci riporta al caldo della perfezione dei momenti prima della nascita? Quella nota ancestrale che conferisce eternità a un sapore è la perfezione dell’uovo.
Il vibrare del tuorlo, del colore del sole che scola nella caraffa dove ci sono panna e zucchero, è il calore dei polpastrelli che toccano la pelle della persona amata, per poi strizzarla tra le mani, baciarla, sentire il corpo incresparsi di brividi mentre si modella sotto i tuoi palmi e la panna monta.
Si trasforma in eternità con la vaniglia, scorze di agrumi, timo, chiodi di garofano, scorze d’arancia, cedro, si scalda tutto, poi si raffredda. Avrete un sapore con cui addormentarvi e risvegliarvi, ma finita la vostra coppetta lo rimpiangerete per sempre.
Ma non basta. Non esiste nulla che non abbia fine, a meno che non lo si macchi di un incantesimo.
Allora alla vostra miscela, al sapore senza fine, aggiungete una goccia del vostro sangue, strappatevi l’anima, frullatela, piangete un po’. Sia voi che la persona che amate, fatelo insieme così che quando una delle due non ci sarà più, sarete legati per sempre a quel sapore. Sia chiaro, funziona solo se l’amore è vero.
Noterete dunque che il freddo faticherà a penetrare, che il gusto sarà unico, delizioso. Servirete così un dolce bilanciato, desiderabile, che vi legherà per sempre a quel sapore e alla persona amata.