“Se incontro Dio lo arresto per omissione di soccorso” con Paolo Restuccia

Intervista a Paolo Restuccia, colonna portante della Scuola Genius e autore del secondo romanzo sulle indagini della giovane filmaker Greta Scacchi.

È uscito il nuovo romanzo di Paolo Restuccia, Il sorriso di chi ha vinto, Arkadia Editore. Siamo di fronte al secondo capitolo delle avventure della giovane filmaker Greta Scacchi (il primo è Il colore del tuo sangue). Greta si trova di nuovo invischiata in un mistero e di nuovo si trova a scoprire inquietanti verità sulla industria farmaceutica BioLab. Il tutto sempre con riottoso coraggio e aiutata dalle sue tante telecamere che le permettono di vedere quello che gli altri neanche guardano. Al suo fianco c’è di nuovo Tommaso Del Re che però non è più un poliziotto ma un autore televisivo! Il romanzo è anche più affascinante del precedente, perché l’autore è riuscito a dominare con più chiarezza le tante visioni che ama far apparire a Greta. Sabato 2 dicembre lo presentiamo al Palazzo del Freddo, a Via Principe Eugenio 65, a Roma, alle 19.30.

Abbiamo cercato di scoprire qualcuno dei segreti di Paolo Restuccia.

 

Il sorriso di chi ha vinto è la seconda avventura della filmaker Greta Scacchi, cosa ti affascina di questo personaggio tanto da avergli dedicato due romanzi?

Da molti anni pensavo a come raccontare la vita di qualcuno che fosse al di fuori degli stereotipi della nostra letteratura, non solo di genere, e somigliasse alle ragazze e alle persone che incontro e conosco nella mia vita. Non la solita figura di poliziotto e carabiniere, ma nemmeno un borghese o una borghese che raccontano gli interni dei loro spaziosi appartamenti al centro di Roma o di qualche altra città italiana, magari parlando dei traumi che non riescono a superare. Ci ho provato prima con un romanzo con protagonista un militare di oggi, un alpino, poi con un deejay, e adesso con la filmaker Greta. Quando scrivo di lei però trovo che scorra più forte l’energia della vita che vedo intorno a me. Forse perché è giovane e libera, fragile ma determinata, testarda e spesso incosciente. Si fa male ma non si ferma mai, rischia, mette in gioco anche il suo corpo, perché non sopporta il male di vivere e le terribili ingiustizie in cui è immersa come forse tutti noi.

 

Dobbiamo aspettarci una terza avventura?

Vedremo, il mio rapporto con la scrittura è sempre un poco strano, non so mai bene cosa e se verrà fuori quando comincio a scrivere qualcosa. D’altronde anche in questo caso non mi aspettavo di terminare così presto una nuova narrazione di Greta Scacchi. In un certo senso a farmi accelerare stavolta sono stati una serie di eventi che mi sono accaduti, che hanno lasciato il segno, storie intime, private, ma che mi hanno sospinto in modo insolito, tragicamente liberatorio, poi c’è stato lo stimolo che è venuto dal mio editore, Arkadia, in fondo se Riccardo Mostallino Murgia e Patrizio Zurru non mi avessero detto che erano pronti a pubblicare presto Il sorriso di chi ha vinto forse la pigrizia e il dispiacere avrebbero ripreso il sopravvento.

 

Greta si trova sempre coinvolta in sparizioni e omicidi, siamo di fronte a una versione postmoderna della Signora in Giallo?

Mi piacerebbe, non tanto per le storie che ho trovato sempre quasi delle commedie in cui moriva qualcuno in famiglia ogni volta che lei andava a trovarli. Tanto che mi pare evidente che la soluzione di tutti i suoi telefilm è che l’assassino è sempre lei, che poi conduce un’assurda inchiesta per far incolpare un innocente. Mi piacerebbe soprattutto perché a interpretarla c’è stata una grande, simpatica attrice che è davvero difficile da dimenticare, come Angela Lansbury. Ma tra Jessica Fletcher e la filmaker Greta Scacchi c’è una differenza sostanziale. Greta non fa indagini, non conduce inchieste, non aiuta la polizia. Diciamo che se fosse per lei se ne starebbe tutto il tempo tranquilla a realizzare i suoi video.

 

Greta ha spesso delle visioni… abbiamo tra le mani un romanzo a metà tra il giallo e il fantastico?

A questa domanda darò una risposta ambigua! Le visioni, cioè i sogni notturni di Greta e quelli a occhi aperti dell’altro personaggio importante della storia, l’uomo che non crede in niente, sono dei veri e propri incubi oppure sono il riemergere di qualche ricordo inconscio o soltanto rimosso e dimenticato? Credo che sarà il lettore a scoprirlo e a decidere.

 

Quanto c’è di te in Greta Scacchi e nelle sue visioni?

Molto. Le sue visioni sono in gran parte le mie. E anche il suo desiderio di riportare a casa le due ragazze scomparse, le acrobate della storia. Riportare a casa, salvare, temere che il nostro mondo si perda e si corrompa senza che noi possiamo fare qualcosa per tentate di impedirlo: questa è la spinta che sta dietro ai sogni di Greta. E anche ai miei, sogni e incubi.

 

Quali sono gli scrittori che ti hanno influenzato?

Molti, da sempre, sono un lettore fedele. Uno dei più determinanti per me come lettore è stato Friedrich Dürrenmatt, e poi senza dubbio Georges Simenon e Agatha Christie per le vicende poliziesche ma anche Carlo Lucarelli (che considero il più bravo tra gli italiani che scrivono gialli e noir). Molto James Ellroy, tantissimo Murakami Haruki per il modo di inserire elementi visionari in un tessuto realistico, passando quasi senza parere dalla realtà alla fantasia. E potrei continuare a lungo, perché amo molto il fantastico e quindi José Saramago, Julio Cortázar. Secondo me, nella scrittura, più leggi e più diventi originale, più acquisisci stilemi e frasi che poi puoi fare tuoi. Quindi, anche se non li ho sicuramente raggiunti nella loro bravura, almeno non mi sono limitato a copiarli, non credo si possa dire che qualcuno li riconosce in quello che scrivo. E poi in questo romanzo, a ispirarmi ci sono state delle inchieste di cronaca, per esempio quelle di Andrea Purgatori. Avrei dovuto incontrarlo quest’estate in un festival a Cabras, gliel’avrei detto, ma non venne, era già malato. Credo sia stato un giornalista davvero eccezionale. Spesso illuminante.

 

Qual è stata la parte più difficile nella scrittura di questo romanzo?

Riuscire a realizzare il finale che desideravo, che anche qualunque lettore credo avrebbe voluto, senza rendere i personaggi e le vicende poco verosimili. Riuscendo a mantenere senza tradirli le premesse e gli sviluppi della storia, insomma senza barare. E poi c’è una scena che riguarda un omicidio piccolo piccolo, un delitto quasi involontario, di una sola pagina, che mi ha immalinconito perché rappresenta la sfortuna tragica degli innocenti, qualcosa che mi atterrisce.

 

Perché un lettore dovrebbe leggere Il sorriso di chi ha vinto?

Perché è un libro scritto onestamente (lasciamelo dire) e se piace non è perché applica delle formule già viste mille volte. Perché è costruito con amore artigianale, parola dopo parola, perché indaga il bene e il male, spero senza troppa presunzione, e poi pure per la frase che dice a un certo punto Tommaso Del Re e che mi ha stupito scrivere all’improvviso, senza che ci avessi mai pensato prima: «Con tutto quello che ho visto da poliziotto, se incontro Dio lo arresto per omissione di soccorso».

 

Chi sono i cattivi di questa storia?

Cattivi terribili, che fanno cose orribili solo perché pensano di avere così più potere e ricchezze, sono presi paro paro dalle cronache e infilati, trasformati, nella mia storia. E, come nel film Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick, a volte dietro la maschera del male ci sono volti noti, rispettati e anche molto ricchi, che non si accontentano delle loro fortune.

 

Non vorrei fare spoiler… ma che cosa dobbiamo aspettarci che accada tra Tommaso Del Re e Greta?

La tua passione per le storie rosa è risaputa, non vorrei che il terzo romanzo fosse un episodio dei Bridgerton, comunque a leggere bene i due romanzi già scritti, si scopre che è già successo molto, cosa vuoi che possa accadere ancora, che si sposino?

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Lucia Pappalardo

Giornalista e filmaker per RaiUno, RaiDue e RaiGulp, ha insegnato “Film and Television Language” all’Università Link Campus. È tra gli autori di Nesssuna Speranza Nessuna Paura (Festival di Roma 2011), Finestre Rotte: Francesco De Gregori (Festival di Venezia 2012). Nel 2016 con il corto Nata viva ha vinto il premio Capodarco L'Altro Festival - L'Anello Debole. Per Radio 24 del Sole 24 Ore è stata la regista del programma Melog.

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