Ma chi sei tu, Ugo? Un diavolo tentatore mascherato da nutrizionista? Ma va bene, accetto, seguirò la tua dieta, l’ennesima che ho fatto, ma stavolta sono motivata. Mi attrae quello che mi hai promesso: perdere 30 chili in una quindicina di mesi.
Cos’è che mi motiva, chiedi. Te lo dico: una storia che mi pesa troppo, da più di un anno.
Ho conosciuto Piero su una chat di incontri. Tra i tanti, lui mi aveva particolarmente attratto: mi faceva ridere, mi dava sfiziose ricette di cucina, mi raccontava del suo lavoro di medico, dell’amore per la natura e gli animali.
Col tempo diventava sempre più un amico con cui condividere la mia vita di commessa con la passione per gli acquerelli. Glieli mostravo dallo schermo, disegni che nessuno aveva mai visto, ma di Piero potevo fidarmi.
Una sera mi ha chiesto quello che temevo da tempo: “Incontriamoci dai, sono curioso di vederti tutta intera!”
In effetti dal mio viso pieno ma non troppo non si capiva quanta roba ci fosse sotto e io avevo paura di perdere la sua amicizia per questo.
Dietro le sue insistenze ho dovuto svelare il mio segreto: ero troppo grassa per incontrarlo.
Lui si è messo a ridere: “Ma cosa vuoi che mi importi? Sei così simpatica, figurati se faccio caso alla tua esteriorità, mi offendi se pensi che io sia così superficiale. Dai, Betty!”
Dopo un po’ ho detto di sì e ci siamo accordati per vederci a Lucca, sotto le mura perimetrali più lunghe del mondo, un posto che io toscana conoscevo e lui ligure ancora no, anche se si trova a metà strada per entrambi.
“Ti farò da Cicerone, possiamo passeggiarci sopra e prendere un caffè in uno dei tanti localini che ci sono!” Ero molto emozionata ma non avevo più paura, Piero mi aveva rassicurata.
Ho scelto una blusa ampia a fiorellini e una gonna lunga con stivali neri, mi sentivo a posto vestita così.
Sono arrivata poco prima del previsto nel parcheggio stabilito, ho aspettato con un minimo di agitazione mentre dal finestrino aperto mi arrivava il profumo dei tigli odorosi di primavera, portato da un vento leggero, piacevole e avvolgente. Tutto sembrava preparato per rendere perfetto il nostro incontro.
L’ho visto arrivare con l’auto che mi aveva descritto. A distanza l’ho riconosciuto: cinquantenne come me, con un inizio di calvizie che però gli dava il fascino dell’uomo vissuto, era proprio lui.
Quando Piero ha riconosciuto prima la mia auto e poi il mio viso mi ha sorriso. In quel momento ho pensato che sì, volevo solo amicizia da lui, ma chissà, col tempo…
Ho aperto la portiera e sono scesa, ero pronta a conoscerci meglio, a sfiorare i nostri visi con un bacio leggero sulle guance, a prenderci le mani e stringerle, a sentire il calore che i nostri corpi emettevano.
A mano a mano che mi avvicinavo il suo sorriso si è spento, ha spalancato gli occhi, aggrottato le sopracciglia.
Le mie gambe si sono paralizzate, così Piero si è visto costretto a venire da me. Ci siamo dati la mano, fredda la mia, sudaticcia la sua. Le nostre guance si sono sfiorate ma senza calore nelle labbra esangui. Mi ha invitato a salire sulla sua auto. Ho balbettato: “Ma, la passeggiata sulle mura…”
“No”, ha risposto, “andiamo a prendere un caffè sul mare, ti va?” “Certo, se vuoi…”
Durante il tragitto ha acceso la radio a volume alto, era complicato parlarsi, ma che c’era da dire? Era chiaro che, nonostante l’avessi avvertito, la mia faccia e la mia anima erano passate in secondo piano, rispetto alle mie rotondità.
Ha guidato sul lungomare senza fermarsi in nessun bar. Dopo un’ora che girava senza meta mi ha riportato alla mia auto, il caffè non l’abbiamo preso, l’incontro era concluso.
Non l’ho più cercato in chat, non mi sono più collegata, non cerco più niente e nessuno. Ma riesco a dimagrire, è faticoso ma ce la sto facendo.
Ma ora che da più di un anno faccio la dieta, dura, faticosa ma che ha funzionato, ora che lo specchio mi rimanda l’immagine di me che ho sempre sognato, lo devo cercare, e ho anche pensato come: entro in chat con un altro nickname e userò la foto di una mia amica, poi lo inviterò per un incontro proprio a Lucca, vediamo se accetta.
Ha abboccato, però nel frattempo mi ha mandato le stesse ricette, mi ha raccontato le stesse barzellette, condiviso le stesse cose, che delusione.
Oggi, dopo un anno, 3 mesi e 7 giorni, sono di nuovo nello stesso parcheggio ad aspettarlo.
Eccolo, scende dalla macchina ma non riconosce né la mia auto nuova, né la nuova me, mentre gli faccio un cenno di saluto. A mano a mano che si avvicina sbianca e si ferma, sono io a fare gli ultimi metri. A un passo da lui gli dico: “Caro Piero, io 30 chili, come vedi, li ho persi, ma tu di 20 cm non crescerai mai, povero imbecille!”
Mi volto ed entro in città, la brezza primaverile del nostro primo incontro è stata sostituita dal tepore estivo che mi scalda anche dentro. Salgo agile e leggera sulle mura, stavolta il caffè me lo prendo e anche con una bella fetta di torta, ora me la posso permettere. E me la merito!