La valigia di Irène Némirovsky

Denise aprì la porta della soffitta e cercò con gli occhi la vecchia valigia di cuoio che, ormai da
molti anni, stava in un angolo, coperta da uno strato di polvere bianca.
Lei e sua sorella Elisabeth non l’avevano mai aperta da quando i loro genitori le avevano affidate a
un’amica francese, la signora Dumas, prima di essere arrestati e inghiottiti per sempre da
Auschwitz.
Irene, la loro mamma, era stata una promessa della letteratura, ma nella Francia di Vichy le leggi
razziali avevano travolto le loro vite, cambiandole per sempre.
Quella valigia era rimasta in soffitta con il suo contenuto misterioso che quel giorno Denise aveva
deciso di scoprire.
Le vecchie cerniere di metallo cedettero quasi subito, e la ragazza avvertì un odore che sapeva di
carta vecchia e polvere.
La valigia era piena di fogli e Denise riconobbe la grafia della madre.
Sembravano le bozze di un romanzo, un foglio recava quello che forse era il titolo: Suite francese.
La carta era sottile, vergata da un inchiostro azzurrino, quello preferito da sua madre.
La ragazza rimase con il foglio in mano, lo fissava come se vedesse oltre, poi si riscosse e, con
dolcezza, lo posò sopra gli altri, richiuse la valigia, e la sollevò per portarsela via.
Forse avrebbe scoperto qualcosa di doloroso, un segreto che l’avrebbe ferita ma era il prezzo da
pagare per sentire ancora la voce di sua madre.
Adesso era pronta.

Bibliografia:
Irène Némirovsky, Suite francese, Adelphi;
Irène Némirovsky, Il ballo, Adelphi.