“La mia Monticello e altre storie” di Jocelyn Nicole Johnson (Bompiani)

In questo romanzo la logica delle notizie manipolate trasforma ragazze nere vittime di abusi e bambini assaliti in colpevoli mentre l'intolleranza cresce e si espande .

Cosa ci spaventa di più in chi vive e respira accanto a noi, ma che intimamente riteniamo diverso, e in certo modo pericoloso? Nel sud degli Stati Uniti, in una Virginia in cui la convivenza tra bianchi e discendenti afro è ancora frutto di squilibri e problemi, accade l’impensabile: un gruppo di separatisti bianchi (probabilmente l’autrice è stata ispirata dal folle attacco a Capitol Hill), in nome del recupero delle radici e delle tradizioni della vera America, decide di iniziare una lotta armata per cacciare gli afroamericani dal territorio, condiviso e considerato da tutti una casa. Evidentemente non è così, perché i cittadini caucasici da tempo soffrono per l’assistenza sanitaria gratuita alle fasce più deboli della popolazione, che spesso sono afrodiscendenti, e che sentono come una responsabilità che grava sulle loro produttive vite. Nel logorio dell’erosione della credibilità dei soprusi subiti dalle persone di colore, inizia il lento ma inesorabile attacco e ostracismo verso di loro. Eccoli, questi devoti bianchi figli d’America, capaci di regalare persone come “se regalassero set di vassoi d’argento”, con la loro sete di giustizialismo, la loro logica familiare da McDonald’s, la loro passione sconfinata per le armi, pronti, in nome degli ideali di uguaglianza che li hanno resi il primo paese democratico (forse) del mondo moderno, a sradicare chi, secondo loro, mina il retaggio e lo sviluppo della terra che i loro avi hanno iniziato a possedere con l’inganno. La logica delle notizie manipolate è notevole: inizia tutto in modo impercettibile, ragazze nere vittime di abusi diventano colpevoli di guida in stato di ebbrezza, bambini assaliti diventano piromani da punire, nel clima pesante di una intolleranza che cresce e si espande con la rapidità di un contagio pandemico.

La giovane Naisha Love, discendente della prole del presidente Jefferson, bis bis bis nipote dei figli che lui ha concepito con la giovane schiava Sally Hemings, sorellastra della moglie, si ritrova tagliata fuori dall’Università e dalla sua vita, e insieme alla nonna, Ma Violet, al fidanzato bianco, Knox, e a un gruppo di vicini di casa, si rifugia nella casa di Jefferson, Monticello, adibita a Museo, e tenta di organizzare una forma di resistenza contro gli attacchi insensati di ex amici e vicini, che, di colpo, li vedono come usurpatori che minano le radici bianche dell’America. Naisha non racconta a nessuno di essere la discendente del presidente e, nei giorni convulsi e atterriti in cui vive, ha modo di riflettere sulla natura di Jefferson che, pur scrivendo nella Costituzione Americana che tutti gli uomini sono creati uguali, finisce con il considerare gli schiavi come sottocategorie, inadatti a vivere da soli, bisognosi di guida. Naisha ripercorre le tappe della storia d’America, che sono anche le tappe della sua vita e della sua famiglia, sempre un passo dietro ai bianchi, sempre in affanno, e affronta il peso di un cambiamento epocale, che probabilmente finirà per schiacciarla.

La sua speranza è il bambino, o la bambina, che scopre di aspettare, e della cui paternità non è certa, perché in un momento di bisogno ha cercato il suo primo fidanzato, Devin, con il quale condivide un’identità e un retaggio ancestrale, più potente anche di quello che ha con il fidanzato bianco Knox. Alla fine, cerchiamo sempre persone simili a noi, persone alle quali non dobbiamo spiegare chi siamo, perché già lo sanno.

In uno stile lirico e potente, il libro d’esordio di questa scrittrice ci racconta le sue peggiori paure, che forse, sono anche le nostre, o forse, solo il presagio di un mondo che sta facendo esplodere le sue ambivalenze, finendo con il divorare se stesso.

 

“Lasciaci vivere, ho pregato. Il sole ci ha raggiunto attraverso i varchi tra i rami, chiazzandoci le braccia di luce e facendo splendere una fila di ragnatele come Mandala sparsi per i boschi intorno a noi, che fino a un attimo prima erano invisibili. Ho pregato rivolta a un’entità informe e non mia. Ho pregato un futuro indistinto, in silenzio: ti prego, facci tornare”.

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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