“Piccoli Mondi” di Caleb Azumah Nelson (Blu Atlantide)

Questa è la storia di Stephen, figlio di immigrati ghanesi, che vive in un sobborgo londinese, dove il colore della pelle è ancora un marchio, un bersaglio.

Accade che un giorno inizi a diventare adulto, e ti accorgi che il mondo fisico, reale, nel quale ti muovi, non ti vuole proprio bene. E allora inizi a crearti mondi alternativi, con la musica. Perché è l’arte che ti fa risplendere senza parole e ti fa sentire connesso con chi ti ha messo al mondo e ha abbandonato parti di sé per permetterti di avere, almeno nelle speranze e nei desideri, un futuro migliore del presente.

Questa è la storia di Stephen, figlio di immigrati ghanesi, che vive in un sobborgo londinese, dove il colore della pelle è ancora un marchio, un bersaglio. Questa è la storia di chi vive sospeso tra il mondo che ti ha generato, fatto di spiagge e di stereo che trasmettono musica, e che ti sembra un miraggio, lontano come una condanna e vicino come i ricordi, e il mondo fatto di gas di scarico e di affitti scaduti e di impieghi temporanei. Con Del, amica e anima gemella, Stephen passa l’estate della maturità a suonare in giro nei locali, ad ascoltare la musica che sgorga da un posto così profondo da non riuscire ad avere un nome. Il sole accecante fa da contraltare al loro entusiasmo, alla loro fatica, quando percorrono lunghe distanze in treno, e il tempo si accartoccia e si dispiega senza soluzione di continuità.

La fine della prima giovinezza richiama entrambi all’impegno universitario che li vede separati, e la distanza fisica è la miccia che li allontana. Stephen rinuncia agli studi dopo meno di un anno, non riuscendo a inserirsi in un ambiente dove nessuno lo ama, e la mancanza di calore umano gli rivela l’aridità di luoghi che non gli appartengono. Senza un vero legame con il posto in cui vive la musica non riesce a uscire, come se sentisse la mancanza di nutrimento.

Tornato a casa la fatica del fallimento gli piomba addosso, insieme alla consapevolezza, acuta, violenta, di essere visto ancora come un estraneo in Gran Bretagna. La delusione del padre per la rinuncia agli studi e il conseguente litigio, la morte della madre, e i disordini causati, nel 2011, a Londra dalla morte di Mark Duggan, un giovane nero, accerchiato “inglobato” da decine di poliziotti, gli incidono una serie di ferite nell’anima. Per scampare al senso di inazione e di rabbia, Stephen rivede Del e decide di intraprendere un viaggio in Ghana, alla ricerca di rivelazioni sulla vita dei genitori, e sul senso della musica che ti rende libero, anche in un mondo anglofono che ti vede esotico, quando non cerca di cambiarti o di farti a pezzi, dentro e fuori.

I piccoli mondi sono afflati di speranza, sono la magia del ballo, il sudore e i sorrisi a tutta bocca; i piccoli mondi sono pezzi di notte azzurra condivisa con chi sente il tuo stesso ritmo; i piccoli mondi sono l’energia delle parole, che, bloccate da qualche parte tra lo sterno e la lingua, sono pronte per essere condivise, per uscire, libere, nella luce.

 

Dico: ho sempre sentito qualcosa che premeva appena sotto la superficie, un istinto di esprimere quello che sono, come mi sento. Di dire: io sono qui. Sono cresciuto parlando inglese ma mi parlavano in Ga, la lingua di mia madre. Sono arrivato a entrambe le lingue per mezzo della violenza: il Ga che parlo è stato distorto e silenziato, molti anni fa, dopo le invasioni britanniche, quelle stesse invasioni per via delle quali parlo inglese. E quindi la lingua mi è sempre sembrata qualcosa che era più un fardello che uno strumento. È sempre impigliata tra un punto e l’altro, è un qualcosa che si è sempre perso tra l’espressione e l’emozione. Questo è il motivo per cui mi sono sempre rivolto alla musica: un canto accorato può significare il cuore spezzato, oppure un grido può comunicare la nostra esultanza, o un gemito può esprimere il nostro dolore. Il suono ci aiuta ad avvicinarci a quello che sentiamo.

 

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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