Astrid Lindgren guardò la sua caviglia ingessata, provò a muoverla leggermente ma una smorfia di dolore le contrasse la bocca.
Era caduta sul ghiaccio procurandosi una brutta frattura, e ora si ritrovava bloccata a letto per chissà quanto tempo.
Lo specchio davanti al letto rifletteva un volto pallido incorniciato da capelli arruffati e un paio di occhi, chiari e tristi.
Lo stesso guardo di Karin quando ha avuto la polmonite, pensò.
Sua figlia era stata malata a lungo e ogni sera Astrid inventava storie e fiabe per farla addormentare.
“Mamma, raccontami la storia di Pippi Calzelunghe!”, le aveva chiesto la bimba, tutta contenta per il nome buffo che si era inventato.
Una ragazzina con un nome così deve essere per forza un po’ speciale, pensò Astrid, e da quella sera iniziò a raccontare le avventure di Pippi Calzelunghe, dalle buffe scarpe di cinque misure più grandi del piede, una forza prodigiosa che le permetteva di sollevare perfino un cavallo, e proprietaria di una borsa piena di preziose monete d’oro.
Karin si era divertita ad ascoltare le avventure di Pippi, che viveva sola nella coloratissima Villa “Villa Colle” dove abitavano anche Zietto, un cavallo bianco a pois neri, e il Signor Nilsson, una scimmietta dispettosa. A poco a poco il mondo di Pippi si era popolato di tanti personaggi: Tommy e Annika, i due fratellini che diventeranno amici inseparabili di Pippi, e la zia Prysselius, perbenista e ficcanaso, ispirata a certe signore benpensanti che Astrid aveva conosciuto in gioventù.
Stavolta la malata era lei: e se avesse scritto le storie di Pippi che aveva raccontato alla figlia?
Le ricordava tutte, una per una: le avrebbe scritte durante la convalescenza, e poi chissà?, forse avrebbero potuto essere pubblicate da qualche editore per l’infanzia.
Il medico era stato categorico: nessun movimento e riposo assoluto. Astrid accese un lume e si guardò di nuovo allo specchio: le brillavano gli occhi e i suoi riccioli ora sembravano di rame. Le era sempre piaciuto il colore dei suoi capelli, ma per Pippi forse sarebbero state più indicate un bel paio di trecce arancioni.
Bibliografia:
Astrid Lindgren, Pippi Calzelunghe, Salani;
Astrid Lindgren, Vacanze all’isola dei gabbiani, Salani.