“Afterparties” di Anthony Veasna So (Racconti)

Storie intrise di malinconia e rabbia, bisogno di identità e paura di lasciarsi intrappolare

Eredi di genitori scampati al genocidio di Pol Pot, cambogiani e americani e queer, sono questi i protagonisti del libro. Le storie di Antonhy Veasna So sono intrise di malinconia e rabbia, bisogno di identità e paura di lasciarsi chiudere dentro un cerchio, e rinunciare alle possibilità di trovare amore altrove, oltre il rassicurante e asfittico uscio di casa. Non puoi nascondere che la tua pelle non è bianca. Appartieni a una minoranza svantaggiata, il cui peso nella storia è ridotto a racconti che nessuno vuole davvero ascoltare. Immersi nell’aria color sciroppo della California, divisi tra desiderio di fuga e bisogno di non staccarsi da quel fragile cordone ombelicale che è la vita e le tradizioni familiari, il cibo che ti metti in bocca non è solo cibo, ma è anche il modo che hai di ricordarti chi sei davvero, in quel luogo spaesato che ti ha accolto da rifugiato , ma è anche un luogo oscuro, pronto a mandarti via. Come accade alla madre del protagonista, profuga e sopravvissuta, scampata per miracolo a una strage in una scuola elementare fatta da un uomo che vedeva nell’accoglienza ai profughi una minaccia alla sua sicurezza. Ci sono personaggi bizzarri e devoti, come la signora Heng, che consiglia di far venire i monaci per purificare l’aria nell’officina quando i clienti, sfiduciati, cominciano a diradarsi. Naturalmente tutte le spese per il pranzo e la permanenza dei monaci sono a carico del proprietario, che aggiunge debiti a debiti. La signora Heng è talmente piena del furore della buona vicina che consiglia al protagonista di sposarsi, nonostante lui sia dichiaratamente gay, con una ragazza asiatica e garantirle così la cittadinanza americana, in cambio di una bella dote, perché “puoi essere gay e sposare una donna no?”

C’è una ragazza che deve fare i conti con la reincarnazione della mamma in una cugina appena nata, cosa che la seguirà nel corso della sua vita, come un nastro legato alla gola, divisa tra rispetto e scetticismo. C’è il ragazzo che rifiuta una relazione all’insegna del politicamente corretto con un uomo di successo cambogiano, più grande di lui, che vede nel loro essere entrambi cambogiani una forma di equilibrio e di giustizia al quale il fidanzato non vuole sottostare. Perché essere liberi, poter essere una persona qualunque per lui è più importante che essere cambogiano e al contempo aderire alle logiche americane del successo, come la creazione di una app che trovi uno spazio sicuro. La ribellione è nel cercare altre persone, nel tradimento, e nei libri, come Moby Dick, dove il conflitto è una forma di stimolo creativo, un modo di non smettere mai di farsi domande.

Il fatto che lo scrittore sia morto molto giovane, di overdose, aggiunge tristezza e una forma liquida di empatia alle storie, dove è evidente che molte appartengono al suo difficile vissuto. Una linea di bellezza pericolosa si dipana davanti al lettore, che può ritrovarsi a ridere e piangere, e sentire che essere vivi, qui, ora, è forse il messaggio che arriva dal luogo in cui questi racconti sono stati scritti, fino a noi.

 

Una fitta nebbia oceanica era strisciata per il quartiere, spinta dal calore della valle della mia adolescenza e della precedente vita di Ben. Non riuscivo a vedere davanti a me, ma sapevo dove stavo andando, e mi è venuto in mente il lavoro di Ishmael sulla testata del Pequod, Ishmael che si addormenta per colpa dei suoi riflessi frastornati, diffusi nel cielo limpido, l’opposto del mio attuale momento di risveglio. Mentre guardavo nella nebbia, ho fantasticato, allora, sull’impossibilità della mia esistenza. Eccomi qui! A vivere in un distretto che faceva eco a una morta San Francisco. Gay, cambogiano e nemmeno ventiseienne, portando nel mio corpo le conseguenze della guerra, del genocidio, del colonialismo. Eppure, il mio compito era di insegnare a ragazzini di dieci anni più piccoli, che esistevano sull’altra sponda di una differenza oceanica, cosa significava essere umani.

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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