Sono quasi due ore che va avanti la partita, e Paolo suda a dismisura, sempre più scoraggiato. Quando aveva accettato la sfida lanciata da Armando, il suo capo, erano in ufficio. Paolo era andato da Armando a chiedere, per l’ennesima volta, l’aumento di stipendio che si sentiva di meritare da almeno un anno, e che da quando la moglie aveva perso il lavoro gli serviva come il pane. Lavorava bene, rispettava tutte le scadenze, era praticamente un dipendente modello. Per tutti, tranne che per Armando. Alla fine, dopo una lunghissima discussione, Armando aveva detto: “Ok Paolo, facciamo così: giochiamocelo a tennis, questo aumento”.
“Ma come a tennis, Armando… lo sanno tutti che sei bravissimo! Io sono una schiappa assoluta…”
“Ma certo Paolo, lo so bene, intendo dire questo: dando per scontato che vincerò la partita, per avere l’aumento devi vincere almeno un game”
“Solo un game?” aveva ripetuto Paolo.
“Solo un game, vinci un game e prendi l’aumento” aveva concluso Armando.
E adesso, dopo due ore, sul punteggio di 6-0 5-0, l’aumento si allontana sempre più, insieme con le speranze e la voglia di combattere.
“Ma chi me l’ha fatto fare di accettare ‘sta sfida”, pensa Paolo mentre viene trafitto dall’ennesimo lungolinea di rovescio di Armando cui segue, puntuale come un ragioniere del catasto, la sua risata beffarda. Ogni volta che segna un punto, Armando deride apertamente Paolo, ed è questa la cosa che lo fa maggiormente soffrire: ogni risata, ogni battuta è una stilettata che va diritta al cuore.
“Ma davvero pensavi di riuscire a fregarmi? ” pensa Armando, “6-0 6-0, così finirà”.
“Che noia” pensa il campo “questi due sono proprio l’antitesi del tennis… d’altra parte è da quando il circolo ha cambiato proprietario che qui vengono a giocare solo schiappe… che bello quando qui c’erano i tornei per i campionati italiani, le selezioni per la Davis… altri tempi”
“Sono stanca” pensa la racchetta di Paolo “stanca di essere impugnata da uno che non sa proprio giocare… che poi, impugnata… non sa neanche tenermi per bene, spesso gli sfuggo di mano e finisco in terra… ok, sono vecchia, ma proprio per questo meriterei un po’ più di riguardo!”
“Ma cosa tiri ‘ste bombe” pensa la pallina voltandosi verso Armando “non vedi che il tuo avversario è già lesso? Stai vincendo, inutile che mi stressi, no? Dio quanto vorrei andare via… e invece, dopo essere stata picchiata e sbatacchiata, mi rimetteranno in quel tubo, al buio… che vita grama…”
Nonostante la disparità tra i due, Paolo riesce a portare a casa tre punti e potrebbe effettivamente vincere il famoso game. Lo scambio inizia con un servizio dignitoso di Paolo, che poi resta guardingo, non si fida a forzare più di tanto: si limita a ribattere fino a quando Armando fa una smorzata.
“Mannaggia a me“ pensa Armando “mille volte le ho provate, le smorzate, ma perché cavolo ci ho messo tutta questa forza… doveva rimbalzare subito vicino alla rete, non a metà campo… lo sapevo, ci arriva. Per un pelo, ma ci arriva”
“Porcaccia miseria la smorzata” pensa Paolo “potevo partire prima, ora ci arrivo ma sto arrivando troppo veloce…”
Paolo, con un colpo di reni, arriva a prendere la smorzata, ma riesce appena a buttarla dall’altra parte.
Armando scoppia in una fragorosa risata, e si sposta per caricare un dritto micidiale.
“Adesso mi hai seccato” pensa il campo “sei proprio un arrogante bastardo, ora ti sistemo io. Appena arrivi alla linea bianca la tiro su, così vedi”
“Bravo campo!” pensa la pallina “posso metterci del mio anche io con un rimbalzo anomalo”
Armando inciampa nella linea bianca del campo e cade a terra, il punto è di Paolo, e anche il game.
Armando tira un bestemmione, mentre Paolo si dirige verso la rete, ed esclama “Gioco, partita, aumento!”