La prima volta che aveva messo piede a Ravello era stato nel 1948, insieme a Tennessee Williams, un
habitué della Costiera amalfitana.
A bordo di una jeep di seconda mano appartenuta all’Esercito americano si erano inerpicati per salite
ripidissime; aggrappato alla maniglia sul cruscotto, Vidal guardava preoccupato l’amico che lamentava di
essere completamente cieco da un occhio mentre lui cercava di ignorare lo strapiombo che si spalancava al lato della strada.
La villa, magnifica, era apparsa all’improvviso. La Rondinaia, si chiamava, e infatti sembrava un grande nido, tutto bianco, arroccato sullo strapiombo e sul mare.
Vidal si era innamorato subito della casa e del luogo, ma sarebbero passati molti anni prima del suo ritorno a Ravello.
Nel 1972, ormai stanco di vivere a Roma, aveva risposto all’annuncio di vendita di una villa in Costiera e,
miracolosamente, aveva scoperto che si trattava proprio della Rondinaia.
Lo scrittore si era trasferito subito con Howard Austen, il suo compagno. Nel giro di pochi anni la villa aveva un orto, un magnifico roseto e una quantità di ospiti illustri che arrivavano da ogni parte del mondo.
Il Bar San Domingo, giù in paese, era di fatto l’avamposto della villa. Howard, che scendeva a Ravello per la spesa, aveva incaricato Luigi, il gestore del bar, di telefonare per annunciare gli avventori: se dalla villa non arrivava l’ok perché non erano graditi, Luigi, quasi come un maggiordomo di palazzo, avrebbe detto che i signori non erano in casa.
La piscina era arrivata all’inizio degli anni Ottanta: il fondo era blu cobalto, lo stesso colore intenso di un
posacenere che avevano in casa.
Mentre Howard intratteneva gli ospiti, Vidal rimaneva chiuso nello studio fino a sera; scendeva per cenare
con gli amici e, a notte fonda, gli piaceva tuffarsi in piscina da solo.
Adesso Howard era morto, e lui era di nuovo a Ravello per vendere la villa e tornare a Los Angeles, in una
casa che sarebbe stata l’ultima.
Qui abbiamo vissuto gli anni più belli, pensò, mentre rientrava in casa scosso da un brivido.
Qualcuno aveva acceso il camino, ma il calore del fuoco non riusciva a fugare la sensazione di freddo che lo avvolgeva.
Il quadro appeso sul camino del salotto era un dono di Rudolph Nureyev.
Questo lo porto con me, disse a voce bassa, e con questo pensiero si addormentò.
Bibliografia:
Gore Vidal, La statua di sale, Fazi Editore;
Gore Vidal, L’età dell’oro, Fazi Editore.