Un thè con Liala

Liala guardò una scatola dorata sul tavolino intarsiato. I cioccolatini erano l’ultimo omaggio dello scrittore tanto di moda, ed erano giunti accompagnati da una lettera che chiedeva di essere ricevuto.

Quando Tilla entró in salotto per chiudere le tende trovò la Signora quasi al buio, in un angolo.

Mi scusi, Signora, pensavo fosse in camera…, mormorò la governante. Sentì un click e una luce gentile, schermata da un paralume rosa, si diffuse illuminando l’anziana signora quasi sdraiata sul divanetto di velluto verde.

Liala si drizzò a sedere, ravviandosi con le mani i capelli lunghi e bianchi. Non importa, Tilla, devo essermi assopita… Stavo pensando a quello scrittore che vorrebbe incontrarmi… è diventato quasi assillante…

“Ha mandato fiori anche stasera, Signora, li ho messi nello studio”.

Liala guardò una scatola dorata sul tavolino intarsiato. I cioccolatini, veramente squisiti, era l’ultimo omaggio dello scrittore tanto di moda, ed erano giunti accompagnati da una lettera che chiedeva, di nuovo, di essere ricevuto.

Liala sospirò, guardandosi intorno: i volti di persone che le erano state care le sorridevano dalle cornici d’argento sparse un po’ ovunque, sui bei mobili lucidi e sul pianoforte, mentre una foto con dedica del Vate sovrastava tutte le altre affisse alla parete ricoperta di seta color crema.

Villa “La Cucciola”, la bella casa immersa nel verde, era ormai da anni il suo eremo, qui divideva la sua solitudine con la fedelissima Tilla e le due figliole, Primavera e Serenella, che si occupavano di contratti e denaro, cose di cui lei non aveva mai voluto interessarsi.

Liala aveva accampato mille scuse per non riceve lo scrittore di romanzi scandalosi: lei aveva novantaquattro anni, la salute era malferma, non rilasciava interviste da anni ma niente, il giovanotto non si dava per vinto e da ultimo le aveva scritto:

“Crede davvero che alla Sua età si possa star peggio che alla mia? Suvvia, non continui a fare la ritrosa e si abbandoni allo spasso di conoscermi e di farsi conoscere! Sarà una ventata di freschezza per entrambi e io l’adorerò!”.

Il tono della lettera, un po’ insolente e un po’ affettuoso, l’aveva piacevolmente sorpresa. Forse aveva ragione lui, forse aveva bisogno che qualcuno, fosse pure un estraneo, entrasse in quella casa silenziosa da troppi anni, a portare una ventata d’aria nuova e, chissà?, forse pure qualche risata.

Tilla, dovresti preparare quel tuo Pan di Spagna con la crema, disse Liala, prendendo un cioccolatino dalla scatola e rigirandolo tra le dita affusolate.

Lo mise in bocca, e lasciò che il guscio duro si ammorbidisse contro il palato.

Domani sera verrà il dottor Busi per prendere un thè da noi, disse, avviandosi verso lo scrittoio, dove prese da un cassettino un biglietto d’invito profumato di lavanda.

Bibliografia:

Liala, Come i baci su l’acqua, Rizzoli;

Liala, Il profumo dell’assente, Rizzoli;

Aldo Busi, L’amore è una budella gentile (flirt con Liala), Leonardo.

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