“Un diluvio di veleno” di Jordan Farmer (Jimenez)

Su quella chitarra Hollis imparerà a suonare gli accordi, facendo infuriare il suo folle genitore che arriva a spezzargli le dita della mano

Cosa pensiamo quando vediamo un ragazzo con la spina dorsale incurvata come un uncino, un cucchiaio piegato dal fuoco, un ragazzo che, se non avesse questo segno distintivo, sarebbe gradevole, persino carino? Gli occhi osservano quello che è più evidente, e sfuggono il confronto con gli occhi di Hollis Bragg, il protagonista di questa storia, tutta incentrata sul logorante potere del desiderio.

Per il padre, autoeletto predicatore di una chiesa da lui stesso fondata, Hollis è il segno più atroce del disprezzo di Dio, nonostante la sua vita di mortificante attesa. Eppure il padre di Hollis, il reverendo Bragg, ha una serie di lati oscuri: chiede soldi ai suoi parrocchiani, e se non possono pagare gli rammenta che dell’amore di Dio e della compassione bisogna essere degni con offerte anche diverse dal danaro, basta che abbiano un valore. Per questo quando il vedovo e poverissimo Freemont si presenta a mani vuote ma con una chitarra, il reverendo la esigerà, se non altro per privare qualcuno di una piccola e segreta fonte di felicità.

Su quella chitarra Hollis imparerà a suonare gli accordi, facendo infuriare il suo folle genitore che arriva a spezzargli le dita della mano. La violenza non ha motivo. Esiste. Come esiste anche la possibilità di riscatto.

Il reverendo non sopporta di cedere alla lussuria insieme a una donna verso la quale il suo cuore indurito si addolcisce, sentendo la loro storia fuori dal vincolo negoziale del matrimonio, come un peccato imperdonabile, e decide di porre fine alla vita di entrambi.

Quell’evento tragico però per Hollis è una liberazione, e gli dà la possibilità di comporre canzoni di unirsi a un gruppo di musicisti itinerante, insieme al suo primo amore, Angela, la ragazza che ama il suo corpo contorto e grottesco di un amore potente.

Anni dopo troviamo Hollis di nuovo fermo nella fattoria del padre, bloccato dalla sua stessa paura raggelante, Angela ormai una star, e lui il suo oscuro ghostwriter.

Hollis non ha dubbi quando sente la sua pelle increspata sotto le dita, sa di essere un essere umano minore, uno che non merita di essere amato, al punto da accettare una relazione sessuale ma intento a rifiutare le implicazioni emotive che ogni contatto intimo può comportare. La transazione sessuale che intercorre tra lui e la ragazza alla quale dà lezioni di chitarra lo rassicura, nonostante i confini tra sesso e affetto non siano così netti.

Tutto precipita quando la falda acquifera del territorio nel quale vivono risulta inquinata in maniera mortale, e l’acqua imbevile per l’intera popolazione, tranne che nel pozzo della fattoria di Hollis.

Un gruppo di ecoterroristi irrompe per fare azioni dimostrative, e Hollis incontra di nuovo Angela, tornata nella sua città di origine per un concerto. Quello che è in gioco è la vita di centinaia di persone, il loro insopprimibile bisogno di bere per vivere, nel caldo torrido che sfianca tutti.

Ci saranno morti, e omicidi e segreti che non verranno raccontati.

Chi non sa aspettare e beve l’acqua avvelenata si copre di pustole rosse, il sangue che affiora come dopo una ferita, una metafora dei desideri inespressi, quelli che rimangono nascosti, e in controluce se ne intravede solo un’ombra.

Hollis amava suo padre violento, nel modo in cui i figli non possono fare a meno di amare i loro genitori e desiderano la loro approvazione. C’è qualcosa di perverso in questo, perché non si ama mai chi se lo merita, ma spesso, soltanto chi è lontano. Eppure quando è stato toccato dalla grazia Hollis è fuggito, non potendo reggere al peso della possibilità di fallire come uomo, di ritrovare un giorno la dedizione di Angela trasformata in pietà. Ma a lei, ad Angela, lui non ha mai chiesto cosa volesse. La fuga un espediente per non essere costretto a vivere davvero. Anche con un corpo deforme. Frastagliato. Ricoperto di pieghe. Con tutte le sue parole venute alla luce e vendute ad altri. Ma nel fondo di un pozzo, insieme al brillio salvifico dell’acqua, forse c’è un nuovo coraggio per Hollis. Forse.

La mia melodia perduta si era andata ripetendo per tutta la mattinata. Pensavo che l’avrei suonata finché non avessi trovato un bridge, ma le canzoni sono capricciose. Di rado si presentano pienamente compiute.

In gran parte devono essere estratte lentamente dal subconscio, per frammenti. La melodia non tornerà, e allora mi accendo una sigaretta ricordando a me stesso di non preoccuparmi. È solo un’altra canzone d’amore che devo ad Angela.

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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