Ci sono porte che, se spalancate di colpo, cambieranno per sempre le nostre vite, e niente procederà più su quanto sembrava accettabile.
È quello che succede a Janey, quindicenne newyorchese, che, dopo aver appreso dell’esistenza di un padre in Iowa, decide di andare a conoscerlo, a vedere chi è l’uomo al quale deve metà dei suoi geni. La madre, Olivia, bellissima e brillante, le aveva raccontato giusto qualche frottola, tipo che era nata con seme di donatore sconosciuto. Appena saputa la verità, da adolescente tipicamente furibonda, Janey monta su un Greyhound e percorre il paese di nascosto.
L’uomo che le apre la porta non è sorpreso dal suo arrivo, perché, le dirà poi con molta seraficità, era sempre rimasto in contatto con sua madre e di Janey sapeva le notizie essenziali che sanno i padri assenti. Janey, ancora più arrabbiata con la madre, decide di stazionare a casa del padre, in cerca di una presumibile rivelazione. Lui cerca di fare del suo meglio, preso com’è a tenersi stretta la sua ombra di maschio bianco con un impiego scadente, e una vita fatta di secchielli di pollo fritto e birra consumata davanti a un maxischermo.
Dopo una primavera e un’estate semi catatonica, la nostalgia per la mamma e la brillante vita di prima comincia a farsi sentire, ma, proprio quando stanno per essere messi a punto i dettagli per il ritorno a casa, Olivia muore in un incidente e Janey rimane, per legge, a vivere con il padre. Da quel momento la sua vita emotiva sarà scissa in due. Esiste la Janey in Iowa, rassegnata e di cattivo umore, e la brillante studentessa della scuola di New York, piena di amici e di interessi.
Questa frattura l’accompagnerà per tutta la sua vita adulta, fino alla consapevolezza, che arriverà, dopo molti anni, quando insieme a un’amica di sua madre, la buffa Cleveland, diventerà ispettrice del controllo qualità in un centro di produzione intensiva avicola. Lì, nell’inferno dei polli, Janey svilupperà una coscienza civile e, insieme a Cleveland, diventerà un’ attivista per la liberazione delle galline ovaiole, costrette a vivere in gabbie di pochi centimetri, private del becco, di aria e luce.
Le galline non sono animali stupidi, hanno un linguaggio e una capacità di affezione, e quello che la produzione intensiva gli procura è un’offesa ad ogni canone etico di rispetto per la natura.
– Se abbandonate a sé stesse le galline depongono appena trenta uova all’anno. Una volta le uova erano un lusso per pochi. – Indicò un capannone – Ognuna di queste galline depone 270 uova l’anno. E lo sai come? Grazie a una semplice scoperta scientifica.
La luce, è stata scoperta la luce. – Cleveland riprese a camminare – Negli anni 30 gli scienziati americani hanno scoperto che è la luce a dire al corpo delle galline quando deporre le uova. Molte ore di luce significano primavera e deposizione. Poche ore di luce significano inverno e riposo. Più luce, più uova. Basta un po’ di luce perché non facciano altro che deporre, deporre e deporre. Che te ne pare?
– Un’altra vittoria per il genere umano, disse Janey con aria tetra.
– Un’altra vittoria per gli americani – la corresse Cleveland.
Abbiamo il diritto, allora, semplicemente perché possiamo, di imporre a milioni di esseri viventi, di distruggersi per produrre un alimento che è alla base di una dieta il cui consumo in quantità industriali aumenta per gli umani le malattie cardiovascolari?
Impegnate in una battaglia impari Janey e Cleveland, contatteranno un gruppo dormiente di attivisti e decideranno di liberare tutte le galline di un allevamento intensivo.
I legami tra i protagonisti, come Annabelle, ex moglie di Jonathan, e figlia e sorella del proprietario dell’allevamento intensivo da assaltare, e Dill e suo marito, stufo della vita segreta dell’amato, saranno ribaltati e modificati, e conosceranno il senso di partecipare ad un progetto che sarà anche il loro stile di vita.
Quello che accadrà, variabili e imprevisti compresi, è che ci saranno vincitori e vinti da ambo le parti, e, comunque, le galline ringraziano. Perché c’è anche la voce delle dolci e paffute pennute, che capiscono benissimo quello che accade.
È un libro che racconta un pezzo dell’attivismo americano, sulla consapevolezza e le scelte di chi decide di non fondare la propria vita, anche nel piccolo, sulla sopraffazione e il profitto.