C’era una volta una bambina. Aveva gli occhi verdi e la testa piena piena di riccioli biondi. Mamma e papà la adoravano, e facevano di tutto per farla crescere serena e in salute. Ma un brutto giorno, papà andò via da casa. Non perché non l’amasse più, tutt’altro. Purtroppo, papà non andava d’accordo con mamma, ma lei questo non lo poteva capire perché era ancora troppo piccola. Così, quando papà andava a prenderla per portarla al parco, e poi la riportava a casa, lei gli si attaccava ai pantaloni: “Non andare, papà, resta ancora un po’”. Papà andava via, triste come mai, e in macchina, mentre guidava, le lacrime gli colavano sul viso. La bambina andava a letto, e pensava al suo papà, a quanto avrebbe voluto averlo lì con lei. In effetti, tante volte lui si fermava a rimboccarle le coperte. Però questo succedeva troppo poco per lei, che avrebbe voluto averlo sempre con sé. Un giorno, al parco, vide la mamma di un’altra bambina con una gabbietta in mano. Ci guardò dentro, e vide un animaletto dal muso simpatico che faceva un sacco di giri su una piccola ruota. La sera, quando andò a dormire, stanca dal tanto giocare, si addormentò subito come un sasso. Nel sogno che fece, vide lei camminare sorridente con una gabbietta in mano. Ma dentro la gabbietta non c’era un animaletto… In quel preciso istante, il suo papà stava facendo lo stesso sogno, e vedeva la sua bambina saltellare contenta con la gabbietta in mano. Nemmeno lui, però, poteva vedere cosa c’era dentro. Il giorno dopo, la bambina chiese al suo papà di andare in quel negozio vicino casa dove aveva visto tanti animali curiosi. Entrati dentro, si precipitò verso una gabbietta con dentro quel simpatico esserino sempre intento a girare sulla sua ruota. Quando uscirono, erano in tre: papà, figlia, animaletto dentro la piccola gabbia. Quella sera, la bambina andò a dormire presto: non vedeva l’ora di ripetere il sogno della notte precedente. E così puntualmente fu. Questa volta, però, prima di addormentarsi, aveva espresso un desiderio, strizzando gli occhi forte forte per essere sicura che nel sogno avrebbe visto proprio quello che voleva. Mentre sognava, un sorriso le colorò la faccia: era proprio come aveva desiderato. In quello stesso istante, il suo papà sognava la stessa scena della sera prima, ma neanche questa volta riuscì a vedere cosa c’era dentro la gabbietta, anche se era quasi sicuro che ci fosse l’animaletto che girava sulla ruota. Nel sogno, vedeva il viso della sua bambina grande grande e sorridente, e a un certo punto sentì una specie di brivido, che sembrava reale e non sognato. Quando aprì gli occhi, che il sole era già spuntato, fece per alzarsi dal letto, ma non c’era nessun letto. Nello stesso istante, la bambina aprì gli occhi anche lei, e si girò verso la gabbietta. Non fu affatto sorpresa quando vide, al posto dell’animaletto, una personcina piccola piccola ma con la pancia grossa grossa: era il suo papà. “Vedi, papà – gli disse – ora potrò portarti dove voglio e quando voglio. Quando strizzerò forte gli occhi, tu sarai dentro la gabbietta”. Il papà, dopo un primo attimo di smarrimento, capì che quello era l’unico modo per fare felice la sua bambina. “Certo, amore mio, se è questo che vuoi, per me va benissimo. Ma io devo fare tante altre cose nella vita”, disse con una vocina che appena si sentiva. “Certo, papà, ma quando avrò bisogno di te, non servirà neanche il telefono”. Si sorrisero, e lei gli diede un bacio attraverso le sbarrette della gabbia. E così, la bambina uscì da casa con la gabbietta in mano. Tutti la guardavano sorpresi, pensando fosse da sola. Ma non era vero. Con lei c’era il suo papà.
“Caledonian Road” di Andrew O’Hagan – traduzione di Marco Drago (Bompiani)
Una storia senza innocenti o vincitori, ma solo persone ferite che riescono a farcela con quello che resta dopo un evento drammatico destinato a essere uno spartiacque nelle loro vite.