Nata viva racconta la vita di Zoe Rondini fin dalla nascita. Spiega la scrittrice che, a causa di quei primi cinque minuti di vita in cui resta priva di respiro:
“Non ho un movimento, un arto un muscolo che non sia stato lesionato”.
Eppure Zoe, autrice del romanzo, non solo è viva ma è un autentico prodigio di vitalità. Vive da protagonista e con la stessa passione scrive. Soggettività potente. Senza maschere. Lettura che ti coinvolge al punto di sentirti nella pelle di Zoe. Nel suo racconto c’è tutta la vita del corpo, tanto nella sofferenza e nella fatica, quanto nel desiderio di gioco, di festa, e, più tardi, di passione.
Si mostra fin da piccina, mentre esegue serie infinite di esercizi e fisioterapie per acquisire scioltezza e maggiore abilità nel muoversi, parlare, scrivere a penna. Deve allenarsi anche nei momenti in cui gli altri bambini sono liberi di giocare e fare amicizia. Per quanto si alleni, Zoe sente di deludere sempre un po’ le aspettative dei suoi cari, di non renderli mai felici. Anche se rinuncia a tutti i momenti di festa, di compagnia e di allegria. Racconta che è come se la considerassero forte abbastanza per affrontare allenamenti, fisioterapia, gli apprendimenti scolastici, tutti sforzi alla sua portata. “Quando però si tratta di divertirti non te lo puoi permettere proprio perché hai un handicap.” Neppure a scuola la vita è facile, né sul piano didattico né su quello affettivo. “Non barcollo tanto” dice alle sue compagne, per convincerle. Ed è vero, Zoe cammina da sola. Eppure le viene rimproverato di caricare la classe di problemi e responsabilità e impedito di unirsi alle altre per fare amicizia, condividere i momenti del bar, della passeggiata, della discoteca. Ma Zoe non accetta di privarsi del lato piacevole, leggero ed eccitante della vita. Per fare le sue esperienze impara a difendere la sua vitalità dalle ingerenze degli altri. Anche da chi le vuole bene, si prende cura di lei ma la protegge fino a soffocarla, fino a tenerla al riparo dalla vita. Si prende la libertà di andare a zonzo in motorino e poi di guidare la sua auto. La rende euforica sfidare situazioni difficili e superarle, trascorrere il pomeriggio o la serata nella stessa maniera delle amiche e dei compagni, farsi accompagnare a ballare in un locale sconosciuto. E’ fiera di camminare e spostarsi da sola senza la protezione di parenti, fisioterapisti o assistenti, anche se questo le fa un po’ paura.
Le sue emozioni, i suoi sentimenti sono anarchici come il suo braccio ribelle, vitali, autentici. Non troppo disposti a ubbidire, tentati di muoversi a proprio capriccio ma robusti e allenati a esprimersi fino in fondo. Zoe vuole che realmente la amino e la conoscano per quella che è. Senza paragonarla continuamente a quella che desidererebbero, a una che corrisponda alle loro aspettative, a qualcuno che lei non è. E’ con questa urgenza di raccontarsi, di mostrarsi per quella che è che conquista i lettori. E, scommetto, è con la stessa fiera schiettezza che ha cercato l’emozione del desiderio, la festa dell’eros. “ I bei ragazzi potranno mai interessarsi a me, per quella che sono? Vedere in me qualcosa di diverso dai miei problemi?” Lo incontra uno così, che tiene a lei; è festa e è amore.
Dal romanzo è stato tratto un adorabile film, diretto da Lucia Pappalardo con il supporto dell’Associazione Nazionale Filmaker e Videomaker Italiani. In cui c’è tutta l’intensità di Zoe.
Dopo averne letto il libro, è stato bello vedere gli intelligenti occhi blu di Zoe concentrarsi nella guida. Vederla padrona del volante, rilassata. Ascoltare il suo racconto del sesso con quel ragazzo premuroso e intelligente che la desidera proprio così com’è.
E il ritratto che invece fa di lei il ragazzo di sua sorella minore:
“La sincerità che ha nel volto comunica tutti i suoi stati d’animo. Lei non ha maschere. Se sta male te lo comunica col volto e se sta bene te lo comunica altrettanto. Una cosa che personalmente mi ha incuriosito e infastidito anche, sembra che non abbia filtri”.
È proprio questa abilità straordinaria, dimenticata che distingue Zoe dagli altri e la rende davvero speciale. Un’ abilità indispensabile per non rassegnarsi all’anestesia emotiva, a una vita da sonnambuli. Fiabeschi occhi blu. Magnifica, grintosa, accesa. Vera.
La fotografia nella pagina è di Fabrizio Zappilli