“Il sogno cinese” di Ma Jian (Feltrinelli)

Tutti voi avete ricordi terribili di cui vi piacerebbe sbarazzarvi. Se aprite questa bottiglia di zuppa e ne bevete un sorso, il vostro passato svanirà

Autore proibito nella sua terra natia, Ma Jian dice nella prefazione del suo libro, Il sogno cinese (Feltrinelli), di averlo scritto “con rabbia, contro le false utopie che a partire dal 1949 hanno schiavizzato e infantilizzato la Cina, e per tenere vivo il ricordo del periodo più brutale della sua storia recente”.

            Il sogno cinese è una parabola, ma anche un libro sui ricordi e sui rimorsi. Su come la storia, quella con la S maiuscola, annienti la volontà del singolo trasformandolo in un suo burattino. 

Il protagonista Ma Daode, direttore dell’Agenzia del Sogno cinese, è tormentato dai crimini che ha commesso e dal suicidio dei propri genitori avvenuti in un passato che prima gli si presenta sotto forma di sogni, poi sotto forma di allucinazioni, che lo renderanno pazzo. Ecco perché intende creare un dispositivo che possa far dimenticare il passato, con i suoi traumi, i suoi morti. Il suo passato puzza di morte, di cadaveri in putrefazione, gonfi, trivellati di colpi o annegati. Di quel passato, della Rivoluzione Culturale, non si deve più parlare. 

Il Dispositivo del sogno cinese, “un impianto neurologico, un minuscolo microchip” che lui intende usare per primo una volta creato, è il leitmotiv del libro, nonché un’ironia sulle parole di Xi Jinping all’occasione della visita al Museo Nazionale della Cina nel 2012 sul “sogno cinese di ringiovanimento nazionale.” 

Ovviamente, l’impresa di Ma Daode è destinata a fallire. Il lettore se lo aspetta e a parte i flashback riusciti ma anche un po’ scontati dal punto di vista tecnico, le scene violentissime però piene di poesia, una traduzione dall’inglese un po’ zoppicante, se si lascia trascinare in questo mondo spaventoso e ciononostante attraente, apprezza delle pagine bellissime. Una discesa agli inferi cinesi, un viaggio verso le Sorgenti Gialle, dove per il lettore conta non tanto la destinazione finale del personaggio, ma il percorso intrapreso. 

Perché poi, ognuno di noi avrebbe dei ricordi da cancellare ed è tentato di bere la zuppa del sogno cinese:

Vedete, se non bevete la Zuppa del sogno cinese, il passato e il presente formeranno una trama aggrovigliata dalla quale sarà impossibile liberarsi. Sono sicuro che tutti voi avete ricordi terribili di cui vi piacerebbe sbarazzarvi. Bene, se aprite questa bottiglia di zuppa, ci aggiungete qualche lacrima, mescolate il tutto e ne bevete un sorso, il vostro passato svanirà velocemente e per sempre… facile come cancellare un messaggio dal cellulare.

La ricchezza ottenuta con la corruzione, le dodici amanti, la moglie, i giochi sessuali con le prostitute vestite con la divisa delle Guardie rosse nella stanza allestita come la carrozza del treno di Mao, niente può cancellare la colpa che sente per la morte dei genitori. La loro sofferenza, i loro volti, lo perseguitano, lo lacerano:

Non avevamo abbastanza soldi per comprare una bara per i miei genitori, così mia sorella diede in pegno una cornice e un catino di rame. Prese in considerazione di impegnare anche le scarpe bicolore di mio padre, indossate di rado ma tenute sempre ben lucidate, invece decise di darle a me. Con i trenta yuan ricavati comprammo una bara economica di compensato. Adesso che sono ricco, potrei collocare le ossa dei miei genitori in una tomba di pietra, se soltanto riuscissi a trovarle. Dopo di noi nel boschetto vicino al villaggio di Yaobang seppellirono così tante Guardie rosse che in seguito fu impossibile distinguere quale era la tomba di chi.

Ma Daode aveva sperato di creare un dispositivo con il quale ogni individuo avrebbe dovuto sottoporre i propri sogni al suo esame e alla sua approvazione. Purtroppo, suo malgrado, i suoi sogni venuti dal passato si sono staccati come i rametti da un albero, spezzando il suo sé, così come illustrato nella copertina del libro, opera dell’artista Ai Weiwei.

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Ruxandra Dragoescu

Ruxandra Dragoescu è nata in Romania. Si è laureata in scienze politiche a Bucarest e in letterature comparate a Napoli, dove vive da quasi venti anni. Ha lavorato come traduttrice e come interprete e ha fatto la giornalista per un giornale della diaspora romena. Ha partecipato a vari concorsi letterari, è stata pubblicata insieme ad altri. Alcuni esempi: in lingua francese, Premio Universitario di Narrativa in lingua francese dell’Università di Napoli L’Orientale, Napoli racconta, 2014, in lingua romena: Carti, Filme, Muzici si altre distractii in comunism, Ed. Polirom, 2014, Revista de povestiri, 2013, Nr. 13, Povestile de la Bojdeuca, Editura Muzeelor Literare, 2014,  in italiano:  Lingua Madre 2012, Racconti di donne straniere in Italia, Edizioni Seb 27, Frammenti di Filosofia contemporanea vol. V, Lumina Mentis editore, 2015, Ritorno a casa, Ciesse Edizioni, 2013. Dice del suo rapporto con la scrittura: "Scrivo per mia nonna. Faceva la giornalista per il giornale più importante del paese e scriveva sempre e ovunque, nei diari, sui fogli, sul frigorifero. Lei diceva che per me scrivere era predestinato, e dava come prova il tradizionale 'taglio del ciuffo', la festa dei miei 4 anni. Si tratta di una festa durante la quale al bambino si taglia il suo primo ciuffo e gli si mette davanti un vassoio d’argento (o di plastica, piuttosto, durante il periodo comunista), pieno di oggetti luccicanti e scintillanti, di meraviglie e di tesori che lui non ha mai visto o toccato prima: macchinine, giocattoli, oro, soldi, profumi, ecc. e ogni oggetto simboleggia qualcosa. Cosa mi sarà passato per la testa quando mi sono sentita attratta da una penna stilografica nera e semplice, scegliendola per prima?

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