Scrivere un romanzo cambia la vita?
Beh, il romanzo ti cambia la vita se comincia a vendere, e tu diventi ricco e famoso. Va da sé.
Ma scrivere un romanzo ti cambia la vita anche nel senso che ti obbliga a guardare la realtà, il mondo, in un altro modo, con gli occhi di uno scrittore, appunto, che sono, direi quasi per definizione, sempre all’erta, vigili, e pronti a catturare quello che vedono e trasferirlo sulla pagina. Perché uno scrittore non smette mai di pensare al proprio romanzo, ai propri personaggi, sapete, anche quando sembra fare altro, o non fare niente, perfino quando sta in finestra a fumarsi una sigaretta. E può capitare che coinvolga anche gli altri nei suoi ragionamenti sul tale personaggio, sulla tale svolta narrativa, i familiari, gli amici, i colleghi… quelli che gli capitano sotto il naso.
Quindi scrivere un romanzo cambia anche la vita di chi ti sta attorno! Eccome! perché il romanziere, come tutti gli artisti, può essere narcisista, egocentrico, complicato di carattere, rompiballe, fedigrafo. Di solito è così. Tanto vale saperlo in anticipo!
Diverso il discorso rispetto alla frase “quel romanzo di quel grande scrittore mi ha cambiato la vita”, che invece è quasi sempre falsa, retorica, auto-nobilitante. La lettura di un romanzo non ha mai cambiato, concretamente, la vita a nessuno! Tuttalpiù l’ha arricchita culturalmente, moralmente, spiritualmente, l’ha piacevolmente intrattenuta per alcune ore.
Io ho fatto anche una prova, sapete, una prova paradossale e tendenziosa, per verificare l’infondatezza di tale massima diventata di uso comune. Un bel giorno ho deciso di fare leggere un romanzo importante e sconvolgente e scandaloso come Il viaggio al termine della notte di Céline a una persona di mentalità gretta e provinciale, che mi chiedeva un consiglio di lettura, per vedere se la grande letteratura potesse fare il miracolo, e cambiare davvero la vita, e la testa, e il cuore, a qualcuno. Macché, un fiasco totale. Nulla è cambiato in quella certa persona, il grande e scandaloso Céline l’ha attraversata, senza minimamente modificarla né intellettualmente né moralmente, senza lasciare traccia. Magari un romanzo avesse davvero il potere di modificare le persone, nell’anima, nei sentimenti, prima che nel cervello!
D’altra parte, il romanzo continua a essere spesso scandaloso, gli scrittori continuano a essere processati, perseguitati, incarcerati, deportati e messi all’indice dai regimi totalitari (Solgenitsin), dalle teocrazie religiose (Salman Rushdie) eccetera, proprio come succedeva ai tempi di Zola, Oscar Wilde, Flaubert tutti e tre processati, come sapete, per alcuni loro libri, accusati di oscenità o di altri crimini contro la morale… Quindi il romanzo seguita a dare fastidio al potere! Eccome! Ecco una validissima ragione per continuare a scriverli, i romanzi! Alla prossima.
Ah già, dimenticavo l’esercizio. Fate con qualcuno la prova che ho fatto io con il mio misterioso personaggio-cavia, dategli da leggere qualcosa di importante e forte e sconvolgente, che lo metta in discussione, che lo interroghi moralmente, che lo scandalizzi anche. E poi vedete che succede. Magari avrete più successo di me.