Qualcuno giorni fa mi ha chiesto cosa fosse l’estraneità e io sono rimasta perplessa e tanti pensieri mi hanno attraversato la mente. Ho pensato alle foglie che si arricciano sulla strada sospinte dal vento, al canto di un usignolo, a una corsa disperata per non perdere il treno. Poi è venuta a trovarmi una delle mie migliori amiche, stava dalla parti di casa mia e magari voleva che le offrissi il caffè. Io modestamente mi servo dallo stesso fornitore di George Clooney e quindi le tazzine di espresso le dispenso volentieri. Il citofono è rotto quindi mi ha telefonato, era fuori casa. Io mi affaccio dalla finestra e la vedo. Simona, sulla sua splendente carrozzina cromata. Le grido: “Sali, ma non so se il mio ascensore è a norma”. E infatti col cavolo che c’arriva al secondo piano. Allora scendo, porto anche Metallo, il mio bassotto cromato. Prendo in mano la situazione e le propongo una passeggiata al nostro parco preferito. Nessuno resiste alle sgaloppate di Met che mi riporta il bastone circondato da un panorama bucolico urbano. E invece no, la carrozzina di Simona non passa neanche per il cancello del campetto. Ecco, in quel momento mi sono sentita un’estranea nel mio quartiere. Io non mi vergogno di avere le mutande che pendono dai tavoli, le pile di piatti che toccano il soffitto, mi vergogno di non poter accogliere un’amica nel mio disordine o di portarla con me nel posto preferito per i bisogni del bassotto.
Questa settimana sono stati estranei con noi:
Carlo Pagliacci, ANGELO DI DIO, CHE SEI IL MIO CUSTODE
Ester Arena, PESCI FUORI DALL’ACQUA
Claudia Colaneri, IL GELATO STA SUL CAVOLO
Andrea Carraro, FREGATENE DEI BENPENSANTI
Paolo Restuccia, GENERAZIONE DESAPARECIDA
Francesca Di Gangi, NON FARE PSICOLOGIA
Andrea Fassi, COME TRASFORMO IN GELATO “BEAUTIFUL YOU” DI CHUCK PALAHNIUK