Il 15 novembre 2019 alla Scuola Genius, nella storica Sala Giuseppina del Palazzo del Freddo di Giovanni Fassi, presenteremo il libro Generazione Desaparecida di Giordano Vecchietti (Ventura Edizioni). Riporto qui la breve prefazione che ho scritto per il libro. Con piacere.
C’è una ferita che ha attraversato la storia del Novecento: il golpe cileno e la dittatura dopo l’uccisione del legittimo presidente Allende. La politica, la cultura, la musica, perfino la vita della Chiesa Cattolica (la foto di Giovanni Paolo II con il dittatore Pinochet è difficile da dimenticare), il senso stesso della democrazia occidentale, vennero turbati da quello che avvenne nel 1973, l’11 settembre. Un 11 settembre che precedette quello dell’attacco alle Torri Gemelle newyorchesi del 2001 diventato ormai un’icona dell’attacco violento allo stile di vita occidentale. Un 11 settembre che in effetti fu il più grave affronto alla democrazia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, con un governo rovesciato, i militari al potere, le deportazioni, le sparizioni di massa, le uccisioni. Un 11 settembre in cui gli Stati Uniti non furono vittime ma carnefici, attraverso vie che la storia non ha ancora esplorato a sufficienza.
Giordano Vecchietti in questo libro, che è anche la ricostruzione verosimile e probabilmente veritiera della vita di alcuni cittadini cileni come tanti, sconvolta dall’esplosione di violenza, ricostruisce la storia di un militante che cerca di resistere alla violenza. Non è un personaggio inventato, solo qualche lieve trasformazione romanzesca permette al protagonista di questa storia di rimanere protetto nella sua vita di oggi. Ma in fondo è giusto così, perché questa non è la vicenda di un individuo ma di un’intera generazione, che Vecchietti definisce desaparecida (riassumendo nel titolo gli echi di molte altre tragedie del continente americano e non solo).
C’è l’uomo comune con una coscienza politica, c’è il tradimento, c’è l’amore spazzato via, c’è la fuga, c’è il ruolo della chiesa, c’è la solidarietà internazionale e c’è, nel libro di Giordano Vecchietti, la sconfitta del mostro autoritario e il ritorno non facile, sempre pronto a nuove crisi, ma necessario alla democrazia.
La mia generazione non è stata desaparecida ma è cresciuta con l’incubo della soluzione politica alla cilena, il pericolo (sventolato ogni volta che si rese possibile un governo di sinistra in Italia, anche nel Caso Moro) di un intervento militare per impedire situazioni politiche sgradite agli “americani”, la musica degli Inti Illimani, la speranza vana che il dittatore venisse rovesciato.
Leggere questo libro per me è stato come veder scorrere una parte della nostra storia vissuta allora. Per te che stai per leggerlo sarà un’esperienza utile e, secondo me, appassionata, qualunque sia il tuo pensiero, perché in fondo racconta la vita di uno qualunque, come te, come me, che combatte per le sue idee contro la violenza della Storia.