Trent’anni. Tanti ne sono passati da quella sera di novembre in cui il tenente colonnello della Stasi Harald Jäger mangiava un panino al posto di frontiera di Bornholmer Straße. Fuori faceva freddo e nella sala ristoro la televisione trasmetteva la conferenza stampa di Günter Schabowski. Con la sua voce baritonale il portavoce della RDT spiegava ai giornalisti la decisione del governo di concedere una serie di riforme, tra cui la possibilità per i tedeschi orientali di viaggiare a Ovest con un apposito permesso.
Jäger ascoltava con attenzione, d’altra parte quelle erano cose che riguardavano il suo lavoro lì al confine. Alle 18,53 prese la parola il corrispondente dell’ANSA Riccardo Ehrman: “Signor Schabowski, lei ha parlato di errori. Non crede che sia stato un grande errore quello di presentare poche settimane fa una legge di viaggio che non era tale?”. Schabowski, visibilmente contrariato, consultò alcuni documenti e aggiunse: “Oggi abbiamo deciso di adottare un nuovo regolamento che consente a ogni cittadino della Repubblica Democratica Tedesca di uscire dal paese attraverso i posti di blocco”. Ehrman lo incalzò: “Quando entrerà in vigore?”. Il dirigente della RDT non aveva partecipato alla riunione del governo, dunque non poteva sapere che il nuovo regolamento sarebbe stato operativo dall’indomani. “Da subito”, disse.
Quando sentì queste parole, al tenente colonnello andò di traverso un pezzo di panino. Non aveva ricevuto alcuna comunicazione sul libero transito verso Berlino Ovest. Si attaccò subito al telefono per avere chiarimenti dai suoi superiori: nessuno sapeva niente di preciso. L’unico consiglio che ricevette fu quello di lasciar passare i cittadini più irrequieti.
Nel frattempo i berlinesi dell’Est cominciarono a raggiungere i posti di frontiera. Migliaia di persone euforiche si radunarono proprio sul Bösebrücke, il ponte su cui si trovava il gabbiotto di Jäger. Verso le 21,20, come gli era stato consigliato, il militare lasciò passare alcuni cittadini particolarmente agitati. Ma la situazione si faceva via via più insostenibile. Il ponte era così affollato da far temere il peggio e alle 23,29 del 9 novembre 1989, disubbidendo di fatto agli ordini, il tenente colonnello alzò la sbarra. Fu quello il primo posto di blocco ad aprirsi. In poche ore più di ventimila berlinesi dell’Est attraversarono il Bösebrücke a piedi o a bordo delle loro spartane Trabant. Il Muro che separava la città da ventotto anni era finalmente caduto.
“Come arcipelaghi” di Caterina Perali (Neo. edizioni)
Senza pretendere di dare risposte, il romanzo racconta un frammento delle storie di alcune donne e delle loro famiglie elettive, i loro legami forti e la loro presenza reciproca nei momenti più importanti dell’esistenza.