“Qua tutto cambia, prima tra i santi poi sei l’anticristo” che è un po’ quanto accade al gelato cui eravamo abituati da bambini, quello imperfetto, non quello gourmet, quello dai gusti semplici e spartani, chiari, immediati, un tempo amati in quanto tali; oggi osservati con acuto criticismo. Caparezza è un paroliere raffinato, il suo singolo Prisoner 709, estratto dal suo ultimo album, è un manifesto all’evoluzione/involuzione musicale negli ultimi anni.
Come nella musica descritta da Capa, anche il gelato è prigioniero delle modalità di produzione dettate dalle richieste di un pubblico sempre più esigente, alla ricerca di sigle e denominazioni spesso sfruttate per colmare vuoto piuttosto che sapore.
E il prigioniero 709 non è altro che il CD musicale, il vinile, una coppetta di crema e fior di latte, prigionieri tutti di un mondo già diventato vecchio, desueto.
“Il futuro sopprime colui che negli occhi lo guarda, è un basilisco”, Caparezza non sbaglia, colui che osserva il futuro sa che esso non darà scampo a CD o Cassetta. Come accadrà per il gelato semplice e rudimentale, quando in un triste futuro la ricerca estrema scioglierà ogni legame emotivo con il prodotto più amato dagli umani, ingabbiandolo in parole quali eccellenza e qualità, privo di quella semplicità che lo ha traghettato fin qui.
E infine l’arte di Caparezza chiosa: “Cerco me stesso, quindi un supporto che nessuno può darmi”, trovare se stessi in un’emozione di un cono gourmet Bufala e alici del Cantabrico è improbabile; è invece possibile specchiarsi in un fredda coppetta di stracciatella latte panna e gocce di cioccolato con amarene, senza supporti DOP o IGP, dove vedere sbiadito quell’io bambino d’estate e farsi scappare un sorriso.