La porta magica

Hai mai pensato a quanti personaggi pazzeschi incroci ogni giorno? La nostra tutor Sabrina Silvestri va in giro nello spazio e nel tempo, alla ricerca di storie nascoste, e se ne riempie le tasche. Fai lo stesso e avrai a disposizione un’intera collezione di personaggi: non hai più scuse, prendine quanti ne vuoi e continua a scrivere!

 

Le scarpe appena lucidate stavano immerse nell’erba umida della primavera piena. Le mani si nascondevano nelle tasche, con le dita a tamburellare contro le cosce il ritmo del sangue che gli pulsava nelle orecchie. Giovanni assorbiva a occhi chiusi il sole mattutino davanti alla Porta Alchemica di Piazza Vittorio: non aveva bisogno di guardarla per sentire tutta la forza della sua storia. Secondo la leggenda, un giorno qualcuno aveva attraversato quella soglia, aveva vinto la barriera di pietra dei suoi due guardiani, dei loro sguardi ciechi che lo seguivano ovunque, dei loro corpi senza sangue capaci di stritolarlo se solo avesse osato un movimento di troppo. Pare insomma che qualcuno, un giorno, fosse riuscito a fare un passo in più, appena oltre la porta: era svanito lasciando dietro di sé una scia di polvere d’oro.

Giovanni riaprì gli occhi e li girò nella direzione in cui, a una distanza di soli cinquecento passi, da lì a qualche ora se ne sarebbe aperta un’altra, di porta. L’aveva voluta accogliente anche nella posizione, in una strada dove nessuno avrebbe mai sofferto per il sole battente. I guardiani di quella soglia li aveva fatti mettere in alto, perché non minacciassero chi entrava ma lo proteggessero: come in una danza, le braccia delle due statue si levavano al cielo per fare ombra. Erano occorsi quattro anni per realizzare quell’impresa e molti di più per accettare che era il momento di lasciare il negozio di via Piave, quello nel quale era nata la definitiva consapevolezza di non essere più il bambino che giocava con le palle di ghiaccio tritato e rideva di inquietudine alle proprie dita rosse e bagnate, che il freddo non gli bruciava più la pelle e avrebbe dovuto cominciare davvero a giocarci, a sperimentare con gusti e temperature, per avvicinarsi alla persona che voleva diventare. Ninetto era cresciuto e con lui le sue idee, i suoi desideri, tanti che in quella piccola bottega non ci stavano e si scioglievano. L’aveva imparato così, che quando non c’era spazio a sufficienza e le cose si impilavano troppo vicine, non ci passava il freddo e si perdeva tutto. E doveva questo coraggio anche a suo padre, che era arrivato a Roma pieno di debiti e per tutta la vita aveva lavorato solo per costruire un’occasione di rivalsa. E adesso eccolo lì, il piccolo Giovanni, Ninetto, l’apprendista nelle cucine reali che diventava Gelatiere Sovrano. E stava per aprire le porte del suo regno in quello che già tutti nel quartiere chiamavano Palazzo del Freddo, ma sarebbe stato un regno giusto, dove il popolo avrebbe potuto permettersi di gustare le stesse delizie del Re.

Mancavano pochissime ore all’inaugurazione. Giovanni stava davanti alla porta magica in pietra e si domandava se non poteva essere che anche lui, varcando per la prima volta la soglia di Palazzo del Freddo, svanisse nel nulla, proprio come quell’alchimista di tanto tempo prima. E sperava che, nel caso, rimanesse di lui una scia di polvere d’oro, o magari di ghiaccio. Una scia che potesse, un giorno, riportare il suo sangue a casa. E lì, chissà quali nuovi sogni avrebbero preso consapevolezza di sé e sarebbero diventati grandi.

 

Questo incontro è dedicato a Giovanni Fassi e alla sua inaugurazione di Palazzo del Freddo, nel 1928. Chissà se immaginava in quante forme e per quante persone sarebbe diventato casa. Quasi un secolo dopo, una nuova inaugurazione, un amato ritorno proprio lì, a via Piave.

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Sabrina Silvestri

Docente della scuola Genius, ha conseguito un Master in Medical Humanities e uno in Mestieri della scrittura; gioca con le storie e le parole in ogni ambito professionale, da quello editoriale - dopo il Master in Mestieri della scrittura ha continuato a collaborare come consulente per Bompiani, che l'aveva selezionata per il tirocinio formativo - a quello artistico. Lavora come clown socio-sanitario e conduce laboratori teatrali per bambini. Ha pubblicato racconti per le riviste letterarie "Fritz" e "Mosse di seppia".

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