La madre che mi manca, Joyce Carol Oates

“Non c’è una seconda occasione per fare una buona prima impressione”, scriveva Oscar Wilde. Lo stesso
vale per l’incipit di un romanzo o di un racconto perché lì c’è tutto ciò che conta, che serve, a cominciare dal finale. Un incipit che funziona può fare davvero la fortuna di una storia. È dall’incipit, infatti, che un editor decide di cestinare un manoscritto o un lettore di scegliere un romanzo oppure no. È quello che è successo a me quando su una bancarella di libri usati mi sono imbattuta ne La madre che mi manca, di Joyce Carol Oates. Già la quarta di copertina, che parlava di Nikki a cui viene uccisa la madre, mi aveva incuriosita. Poi ho aperto il libro e ho capito che senza quell’incipit non sarei andata più in là di una manciata di righe appena e che quell’incipit era una grande lezione di scrittura:

“Questa è la storia di come ho vissuto la morte di mia madre. Un giorno, in un modo tutto tuo, sarà anche la tua storia”.

Buona Lettura!

 

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Flavia Ganzenua

Ex allieva di Paolo Restuccia. Ha lavorato come dialoghista televisiva (Rai e Mediaset), ha scritto racconti per antologie collettive (Mondadori), riviste e blog (Nazione Indiana). Ha pubblicato la raccolta "La conta delle lentiggini" (CaratteriMobili, 2013). Conduce da anni laboratori di scrittura.

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