Oggetto: Manoscritto Sally Rooney

Autrici e autori diventano figure amiche con cui condividi un segreto

Hai mai pensato a quanti personaggi pazzeschi incroci ogni giorno? Livia Sauser, alter ego della nostra tutor Sabrina Silvestri, va in giro nello spazio e nel tempo, alla ricerca di storie nascoste, e se ne riempie le tasche. Avrai a disposizione un’intera collezione di personaggi: non hai più scuse, prendine quanti ne vuoi e continua a scrivere!

 

L’acqua scorre fra le dita arrossate di Filippo, si accorge a stento di quanto sia fredda mentre con gesti meccanici e lo sguardo fisso all’acciaio del lavandino si prepara il caffè. Oggi è un giorno importante: Sally Rooney ha consegnato il manoscritto al suo editore.

Fra gli intellettuali sono tanti a snobbarla, ma quelli non capiscono niente. È un’autrice in crescita, da un romanzo a un altro la sua voce si fa più consapevole, le sue parole scavano più a fondo, i suoi personaggi rivelano con sempre maggiore coraggio le proprie complessità; lui la aspetta da quando ha raccontato in un’intervista che era alle prime fasi della scrittura di un nuovo romanzo. Mesi, lunghissimi mesi a monitorarla. Non solo lei eh, ma Sally in particolare lo attira proprio per questo suo essere ancora acerba, imperfetta, anche ingenua a tratti. Sarà una grande autrice, ne è sicuro.

Per questo stamattina non perde tempo a fare colazione, si porta la tazza bollente e le fette di pane vecchio di un paio di giorni davanti al computer.

È una memoria del corpo che gli fa battere, con poche modifiche, lo stesso testo replicato centinaia di volte. Non ha bisogno di guardare le lettere sulla tastiera, il ticchettio dei tasti lo manda in trance che quasi non legge nemmeno più i segni neri che avanzano sul bianco azzurrino dello schermo.

 

“Gentile Alice Swan,

 

sono Ferruccio Parenti, editor della collana Supercoralli di Einaudi.

Le scrivo per metterla a parte del grande interesse che molti stanno manifestando in casa editrice rispetto all’annunciato ritorno di Sally Rooney: ci piacerebbe proporvi un’uscita in contemporanea da voi e in Italia. Per questo motivo le chiederei, nel più breve tempo possibile, di inviarci una copia in formato .pdf del manoscritto, in modo da poter lavorare nel migliore dei modi alla preparazione dell’uscita, insieme a Maurizia Balmelli che curerà come sempre la traduzione e Stefania Cammillini che si occuperà delle questioni inerenti all’ufficio stampa.

 

Resto in attesa di una sua cortese risposta.

Grazie e a presto,

Ferruccio”

 

Rimane un attimo ad ascoltare il respiro farsi pesante mentre batte gli ultimi caratteri, ogni tasto è una scossa elettrica dai polpastrelli alla spina dorsale.

“Invio”.

Lo sa che è diventato rischioso, mica è scemo. Ne hanno scritto i giornali, qualcuno nientemeno si è inventato spie russe che starebbero cercando di destabilizzare il mondo culturale occidentale così, attraverso il furto di romanzi non ancora pubblicati. Che è una cosa che un po’ lo fa sorridere ma gli fa anche pensare al culo che gli fanno se risalgono a lui. Adesso si gioca su livelli mai visti, è entrata in mezzo pure l’Fbi, ne deve valere la pena, altrimenti meglio evitare. Stanno tutti molto più attenti, qualcuno ha cominciato a non rispondere più alle sue mail. Ma vuoi mettere, quando ti arriva dentro la casella di posta una primizia? Apri l’allegato e sai che stai leggendo qualcosa che ancora non esiste, qualcosa di cui nemmeno quelli che si dichiarano lettori forti possono immaginare nulla.

“Messaggio inviato”.

Il problema è che ne vale sempre la pena. Autrici e autori diventano figure amiche con cui condividi un segreto.

Le case editrici cominciano a lamentare danni. Ma quali danni? Lui non vende nulla, niente trapela da nessuna parte, mai chiesto un riscatto. Sono gioie destinate ai suoi occhi, alle sue mani, che possono accarezzare fogli caldi di inchiostro fragrante, che racchiudono una storia estranea al resto del mondo; le sue mani possono tenere in mano una matita rossa che con amore paterno segni a margine i passaggi più fragili, da riguardare ancora un attimo prima di dare quel piccolo miracolo in pasto al pubblico. E sì, è un’illusione, una splendida illusione che ha davvero accarezzato solo per il tempo di un tirocinio. I suoi appunti resteranno riflessioni solo sue, non può condividerli veramente con autrici e autori anche se gli costa fatica ogni volta desistere dal perfezionare testi già così preziosi. Ma avete mai provato a togliere un bicchiere pieno per metà di gin tonic da mano a un alcolizzato? Ne cercherà altri dieci, non sarà mai abbastanza, ne ordinerà a due alla volta per paura di rimanere di nuovo senza. Poter stringere un testo non ancora pubblicato genera lo stesso senso di assuefazione, una gioia indescrivibile poi vedere in libreria il prodotto finito, accarezzarne il corpo di carta stordisce di piacere, la copertina è sempre più bella di ogni fantasia. Ne vuoi di più, ne vuoi ancora, non basta mai.

Pensare di rinunciare a tutto solo perché il tirocinio era finito e non c’era spazio nell’agenzia letteraria per un nuovo membro effettivo non era un’opzione. Il linguaggio l’aveva acquisito, il modo per trovare i contatti anche. Poteva continuare a fare quello che aveva sempre fatto: comportarsi da professionista, pur senza ricevere compenso. A lui importava solo continuare a essere in quel mondo lì, anche se con nomi diversi, veder nascere una per una tutte le vite immaginarie che solo in un secondo tempo avrebbero fatto parte dei sogni di una comunità più estesa.

Filippo, perso a metà fra il sogno dell’attesa e una nuova giornata alla ricerca di un lavoro che gli dia dei soldi, guarda la sua colazione ancora intatta: un barlume di normalità quasi offensiva in un giorno così importante, ma anche l’ultimo gancio che prendendolo alla pancia possa farlo tornare nel mondo reale. Sorseggia il suo caffè, un beverone freddo, annacquato e amaro sul cui fondo rotolano i granellini dello zucchero che ha dimenticato di girare. Lo accompagna con un morso al pane diventato gomma, col burro e la marmellata troppo liquida che hanno spugnato la mollica e colano dappertutto. Si lecca le dita: non è rimasto più nulla dell’elettricità che gli ha piacevolmente torturato la pelle mentre scriveva spacciandosi per editor di Einaudi, gli rimane sui polpastrelli solo l’attaccaticcio untuoso di queste giornate tutte uguali che sporcano ogni lettera di quello che scrive di una patina di insopportabile nullità.

Basta, Filippo. Hai bisogno di una vacanza, si dice. Non arriverà più niente, ti hanno sgamato, anzi piantala o sei fottuto. Con quei due soldini che ti sei messo da parte, fatti un bel viaggio che ti distragga da questa malattia di leggere.

In America, sì, se ne andrà in America. Un biglietto per New York, il 5 gennaio 2023. Sai mai che l’Epifania dall’altra parte del mondo non sia una vera epifania, un’illuminazione, qualcosa che lo distolga dall’astinenza e dia una svolta alla sua vita. Lì le persone vengono pagate anche per scrivere e per leggere, almeno così si dice.

 

Questo incontro è dedicato a Filippo Bernardini, il “ladro di manoscritti”. Una svolta l’ha avuta davvero, la sua vita, il 5 gennaio di quest’anno: è stato arrestato dall’Fbi appena arrivato all’aeroporto di New York. Si è dichiarato colpevole e ha confermato che il movente era uno solo: voleva leggere i romanzi prima di tutti quanti gli altri.

Per saperne di più: https://www.ilpost.it/2023/03/15/movente-ladro-manoscritti-bernardini/

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Sabrina Silvestri

Docente della scuola Genius, è esperta di medicina narrativa; gioca con le storie e le parole in ogni ambito professionale, da quello editoriale - dopo il Master in Mestieri della scrittura ha continuato a collaborare come consulente per Bompiani, che l'aveva selezionata per il tirocinio formativo - a quello artistico. Lavora come clown socio-sanitario. Ha pubblicato racconti per la rivista letteraria "Mosse di seppia".

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