Proprio come Bettie Page

Le luci si abbassano. Adesso inizia a guardare il suo pubblico negli occhi. Stella è lì per ognuno di loro. Eccomi.

SINOSSI: Stella, di origine brasiliana, lavora nella logistica in attesa di un impiego più vicino alle sue inclinazioni e si sente davvero felice solo mentre danza. Appassionata di spettacoli di burlesque, si ispira a una modella, Bettie Page, che ne è considerata l’antesignana.  

 

Dopo una vertigine di smarrimento, il fascio di luce azzurrina tra la penombra delle quinte è un vortice attraente, un sobbalzo di adrenalina che la spinge avanti. La luce negli occhi le impedisce di distinguere chi c’è in sala.

Non fa posizionare una sedia al centro del palco come fanno le altre ragazze. Lei entra con andatura vittoriosa trascinandola dietro di sé, come il bottino di una razzia. Avanza altera incrociando i passi in una falcata allegra. Le cosce, incrociandosi l’una sull’altra, accarezzano il clitoride. Sente un fiotto caldo spontaneo. Chissà se qualcuno là nel pubblico se ne accorgerà dall’espressione del suo viso? Gira lo sguardo attorno come per giocare con il pubblico. Le ragazze, quando ne hanno voglia e sono in stato di grazia, riescono a godere senza neppure toccarsi. E se ti accade danzando la festa è totale. La cadenza musicale, il ritmo accendono in onde di movimento le sue anche, i fianchi, inventano passi e creano lo slancio che dai piedi alle ginocchia muove il bacino e accentua la curva insolente dei glutei. Vibra e trasmette vita dai piedi alla testa. Non un’ombra di esitazione negli occhi allegri.

Giunta a centropalco, pianta la sedia a terra, calpesta la seduta con il piede sinistro, la lascia oscillare e la fissa a terra afferrando lo schienale. Solleva una gamba e appoggia il piede sulla seduta; si accarezza dalle caviglie fin su, alla striscia di pelle nuda al di sopra dell’orlo delle calze poi inizia a srotolarle, sfilandone con lentezza una alla volta. Il suo desiderio e il suo piacere finalmente fuori da una camera da letto. Qui non incontra le aspettative o le imposizioni di qualcun altro. Mette alla prova il proprio talento, per sapere una volta per tutte se esiste o no.  Magari stavolta riuscirà davvero a trasformarsi in quella che vuole essere. La libertà è sempre un gran bottino. Restare soli non è la cosa terribile che si dice.

Sente un brivido di soddisfazione mentre lascia cadere a terra il vestito e, a cavallo della sedia, compie le sue evoluzioni.  Durante la prima scena, accecata dalle luci, è contenta di non vedere il pubblico. Le piace tanto quando scompare il mondo ed esistono solo le sequenze dei passi e dei movimenti, che si creano da soli, dall’energia della terra, dai fianchi liberati. È tutto suo il corpo nella danza, tutto suo il piacere. Quando balla non ha bisogno di contenere, di nascondere la sua esuberanza.

Quella contrazione segreta e l’eccitazione che le gonfia il seno è creata dal suo stesso corpo in musica. L’intero mondo dei suoi fantasmi è nelle cadenze, nella mimica, nei gesti. La dedizione e la gelosia, l’infedeltà e il distacco che sa raccontare così bene con la forza controllata dei muscoli e il garbo dei movimenti, restano invece distanti dalla vita e dai pensieri di Stella.  È sé stessa che non deve tradire, adesso. Non si adatterà più, non subirà altre prepotenze, offese e indifferenza. Non profanerà qualcosa che in lei è ancora capace di slancio incondizionato, gratuito, assoluto.  Quell’amore di cui si parla tanto, nominandolo invano. Ma chissà mai se, almeno una volta nella vita, riuscirà a fare l’amore con amore. Anzi, chissà se qualcuno mai c’è riuscito. È per questo che nella sua sensualità c’è un andamento tanto intenso e dolente, una punta disperato. Come una furia di gettarsi nell’ultimo tentativo. E chissà che questa volta qualcuno non sia lì, saldo, per afferrarla al volo, con leggerezza e passione totale. Come un perfetto partner di danza. Quello che aspetta da sempre.

Le luci si abbassano. Adesso inizia a guardare il suo pubblico negli occhi. Lei è lì per ognuno di loro. Eccomi.

Lascia scivolare le spalline, toglie la sottoveste, con gesti lenti percorre l’intero palco, vestita solo del corsetto e dei guanti. Nessun imbarazzo, è padrona della scena.

Le luci si abbassano ancora, invadono di nuovo il palco di azzurro, sfumano tutto in una specie di sogno di cui Stella è protagonista.  La luce intima del palcoscenico restituisce alla vista la sala fiocamente rischiarata da pochi faretti e dal neon del bancone. Di nuovo Stella guarda gli uomini uno per uno. Ah, ci sei anche tu, dice con gli occhi contenti. Se ne è accorta, Stella. Agli uomini piace di più se mentre si spoglia li guarda negli occhi. Non lo sta facendo per soldi, le piace spogliarsi per me. E non si ingannano. Insegue le sue fantasie, i suoi fantasmi, felice, libera. E mentre li attira e loro la inseguono nelle sue fantasie, gli uomini dimenticano la birra a scaldarsi nei bicchieri.

Il finale è tutto sulla sedia, con rapidi cambi di posizione; dopo averne scavalcato lo schienale, la scansa con un preciso movimento del collo del piede.  Si gira dando le spalle al pubblico e, lentamente, esce di scena. Principessa rilucente che si concede al buio. Per quelli con il suo sangue è l’uscita finale che conta. Brasileiro quando morre vira purpurina. Un brasiliano quando muore diventa porporina.

 

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Luisa Ramundo

Allieva di Paolo Restuccia, che dirige il cantiere dei suoi romanzi, svolge attività giornalistica. Redattrice di rubriche di narrativa per molte testate online e cartacee, come l’inserto libri della Rinascita della Sinistra.  Attività di corrispondente estera per riviste brasiliane. Particolarmente attenta alle evoluzioni della narrativa sudamericana, ha tradotto lavori letterari di autori di narrativa brasiliana, tra cui Fernando Sabino, José J. Veiga, Otto Lara Resende, Carlos Eduardo Novães e ha curato rubriche dedicate alla letteratura brasiliana.

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