– Le acque del fiume rosso prima! Motore, ciak, azione.
Un attimo dopo, il direttore della scenografia, tale dottor Franceschini, alzò la testa dal copione, si guardò intorno e con fare interrogativo:
– In che senso fiume rosso? Scusate, ma era il mar Rosso. Dai, è storia!
– Oh, a Cajo e daje. Ma che stai a sottilizza’? Mare, fiume, ma che te frega, a me me basta che ‘ste acque se apreno.
L’arguta osservazione era del famoso regista ”Cojones”, che sulle ali del grande successo della sua opera prima Tè verde nel deserto, aveva cambiato il suo cognome in ”Antoniones”. Purtroppo l’improvvisa notorietà lo aveva fatto sprofondare in una maledetta crisi d’ispirazione.
I suoi sapienti collaboratori, compreso uno psicologo, continuavano a consigliargli di cimentarsi in una storia d’amore, tipo C’è posta per te con tanto di lieto fine, ma la mancanza di idee aveva fatto scattare in lui una tale frustrazione da provocargli scatti di rabbia che diventavano un misto di cattiveria, cinismo e sopraffazione.
– E poi – ghignò Cojones – ma te pensi che quarcuno se ne po’ accorge’? Anzi, sai che te dico? Pe’ rende er firme più interessante, li faccio morì tutti sti pellegrini, così se imparano a stassene a casa loro.
– Ma guardi che stanno andando verso la loro terra – fece Franceschini.
– Ah, è vero, mo’ me ricordo, la faccenda de “Una terra promessa, un mondo migliore” sì, sì me piace. Faccio pure mori’ quer tizio hippy, quello che ha fregato er bastone a Gandalf, dai come se chiama, Cosè!
– No guardi signor Cojones, non posso credere che lei stia pensando a una cosa così blasfema. E poi il tizio, si chiama Mosè.
– Ah si scialla. Me mannate du’ macchinisti?
– Allora sti macchinisti? Oh, più se piano sordi, e più so lenti.
– Guardi che sono degli stagisti sottopagati.
– Ecco bravo stalli pure a difende’ sti sfigati. Io li farei mozzica’ dar cane mio Renzer, attacca bello, magnate ste zecche puzzolenti.
Franceschini cominciò a tentennare. Gli sembrò di stare a rivivere l’angoscia di alcune situazioni incerte della sua vita, dove la serenità avrebbe dovuta farla da padrone.
Ma non aveva ancora ben capito con chi aveva a che fare, altro che il malvagio Renzer, protettore dei lupetti.
– Sai che te dico! Ciò avuto n’antra pensata: li famo morì tutti affogati.
– A coso, me chiami l’Acea? Già me immagino i titoli “Tragedia durante le riprese del nuovo capolavoro di Antoniones, l’errore umano, provoca la morte di 316 persone”. So’ proprio un genio!
– Guardi che tutto questo le si potrebbe ritorcere contro.
– Ammazza Sbirulini, sei proprio un rompicojoni.
A quell’insulto il direttore della scenografia perse la pazienza e, guardandolo fisso negli occhi, disse in modo perentorio:
– Senta, mi chiamo Dario Franceschini e sono quì per la salvaguardia delle storie antiche, e stiamo parlando dell’apertura delle acque del Mar Rosso e prima che lei possa mettersi nei guai, le consiglio…
– Bravo, lo interruppe Cojones, me fa piacere, comunque te dico che
questi devono da mori’. Sarò l’inventore del “Nuovo Cinema Realistico”.
Che ne pensi Spizzichì?
Il povero Franceschini tentò allora un’altra strada.
– E’ mio dovere ricordarle che i sindacati potrebbero intervenire.
Alla parola sindacato, Cojones sembrò avere un sussulto, i suoi occhi si spalancarono, sembrava come se stesse per avere un coccolone.
– Cazzo! Me stavo a scorda’ de chiama’ mi’ cugino, l’onorevole Larducci.
Al povero dottor Franceschini non rimaneva che la minaccia finale:
– A questo punto sarò costretto ad informare la Chiesa.
– Capirai, io e l’argentino semo come culo e camicia. Co’ la morte de Bosè, sai che Giubileo esce fori!
Non sortendo la minaccia nessun effetto sull’ormai delirante regista, Franceschini andò verso il capo produzione il professor Alè-Manni, noto per essere un uomo facilmente corruttibile, e gli parlò ad un orecchio:
– Lo sò, per lei sarà difficile, ma devo chiederle un favore. Certo se lei mi aiuterà, farò una chiamata al maestro Ferrini…
Dopo qualche secondo, Alè-Manni, si avvicinò al regista gridando:
– Dottor Antoniones, non possiamo andare avanti! E’ venuta a mancare l’acqua.
– Come non c’è l’acqua – disse l’esimio dottor Sturari direttore della fotografia – io ho preparato tutta una scena d’ inondazione.
Dal nulla si udì un urlo terrificante: “Cazzooooo!”E l’intero set si fermò. Le 316 comparse, che se ne stavano andando alla chitichella, fermarono il loro esodo verso il parcheggio. Macchinisti, stagisti, costumisti, formarono una catena umana stringendosi intorno al povero direttore ormai in ginocchio con la testa a ciondoloni.
Cojones si fece largo tra la folla a braccia larghe verso quell’uomo ormai finito. Anche il cagnaccio gli dimostrò comprensione e gli pisciò su una mano.
Antoniones, ormai tornato quasi sufficientemente umano, tirò su Francheschini, lo abbracciò e gli sussurrò ad un orecchio:
– Dai, nun te preoccupà pe l’acqua. E che sarà mai, je damo foco!