Una delle prime cose che la scrittura ti insegna è che il titolo deve avere a che fare con il tema del romanzo o del racconto, con la risoluzione, o meno, della ferita fatale, il fatal flaw del protagonista. Se non ha a che fare con questo, la nostra storia somiglierà un po’ a quelle foto sovraesposte, fuori fuoco, che sembrano parlare di qualcun altro invece che di noi. E Addio fantasmi, il titolo del romanzo di Nadia Terranova arrivato finalista al Premio Strega nel 2019, pare ribadire proprio questo. La protagonista dovrà tornare a casa, se vorrà fare pace con un padre che, una mattina come un’altra di ventitré anni prima, si è alzato dal letto, ha percorso il lungo corridoio, ha aperto la porta ed è andato via. Per sempre.
“Mio padre non è tornato dalla prima guerra mondiale; mio padre non è morto, solo non è tornato”, scriveva Tadeusz Kantor. Ed è una ferita quasi impossibile da sanare, proprio perché ogni funerale, sepoltura, ogni anniversario è impossibile. E per raccontare una perdita come questa, bisogna urlarla a gran voce, dichiarala fin dal titolo, proprio come fa la Terranova. È un lungo, struggente, feroce addio, infatti, quello che Ida, la protagonista del romanzo, dovrà riuscire a dare al padre e alla sua assenza, al suo fantasma. Un altro titolo, forse, sarebbe stato possibile, ma il libro ci avrebbe raccontato una storia diversa. La dedica che apre il romanzo, “Ai sopravvissuti”, sarebbe stata diversa. E così i nomi dei personaggi. La protagonista sarebbe tornata in una casa diversa da quella persa nei vicoli di Messina a cui invece, e solo alla fine del romanzo, dicendole addio, potrà fare davvero ritorno.
Buona lettura!