Il telefono aveva squillato che era quasi mezzanotte. Sciascia, senza aprire gli occhi, aveva allungato il braccio verso la cornetta bofonchiando un ‘Pronto?’ ancora impastato di sonno.
Una voce squillante di donna lo aveva travolto con un fiume di parole. Sciascia si lasciò cullare per qualche minuto da quel suono argentino che quasi gli faceva allegria, anche se non aveva ancora capito chi fosse.
A un certo punto si drizzò a sedere sul letto, accese l’abat-jour e finalmente realizzò: un’importante imprenditrice del Nord gli stava comunicando che era stato scelto come vincitore del prestigioso premio che ogni anno l’Azienda destinava a personaggi di grande spessore e di cultura.
Mentre la donna, con voce a tratti impetuosa, nominava luoghi e persone a lui sconosciuti, Sciascia riuscì solo a fare qualche domanda (Dove si trova Percoto? Che razza di premio è?) poi, rassicurata la signora che era ben lieto di accettare l’invito di recarsi in Friuli, riattaccò il telefono ma ormai il sonno se n’era andato.
Pensò a Pasolini, che aveva speso parole buone per le sue prime opere, quelli erano i suoi luoghi, poi si immaginò a Percoto, dove non era stato mai, a camminare, pensoso come Petrarca, tra filari carichi di grappoli d’uva.
Chiuse gli occhi, lusingato ma preoccupato di dover abbandonare per qualche giorno Racalmuto e la sua routine.
L’indomani avrebbe richiamato la signora per scusarsi dello scarso entusiasmo dimostrato a quell’ora tarda.
Secondo i dettami di un’antica cortesia, avrebbe forse dovuto spedirle dei fiori, ma non la conosceva personalmente e decise che non era il caso. L’indomani avrebbe fatto un salto a Ragusa, alla pasticceria Di Pasquale, la sua preferita, e avrebbe fatto confezionare una guantiera dei loro dolci squisiti.
Soddisfatto per aver sistemato la faccenda, Sciascia spense la luce mentre fette di torta Savoia e agnellini di marzapane già danzavano davanti ai suoi occhi chiusi.
Bibliografia:
Leonardo Sciascia, Cronachette, Sellerio;
Leonardo Sciascia, Il cavaliere e la morte, Adelphi.