Questa settimana andiamo indietro negli anni ’50.
Giovannino Guareschi, scrittore e giornalista conosciuto e amato in gran parte del mondo, pubblicò nel 1954 il “Corrierino delle famiglie”. Riunì al suo interno tutte le brevi storie che scriveva per una sua rubrica sul settimanale umoristico «Candido». Le storie hanno per protagonisti lo scrittore e la sua famiglia, lui, la moglie e i due figli, narrano vicende della vita quotidiana. La storia da cui ho estrapolato questa breve parte tutta sensoriale, si intitola La torta “Purgatorio”. Qui la famiglia Guareschi si trova alle prese con la preparazione di una torta “Paradiso”, decisamente anomala. Qui gusto e vista ci trasportano nella piccola cucina della famiglia Guareschi:
“Fai la torta ‘Paradiso?” domandò Albertino.
“No“ rispose Margherita.
“Magari fa la torta ‘Purgatorio’” borbottò la Pasionaria.
“Cerca di stare zitta, tu” esclamò minacciosa Margherita. “E vergognati di ricambiare con tanta villania il mio gentile pensiero!” […]
“Ho la ricetta per una torta speciale” spiegò. “Una torta soffice come la bambagia e senza quei dannati grassi che rendono indigeribili le torte in genere. Solo uova, zucchero, fecola e un po’ di lievito” […].
Uova, fecola, zucchero: Margherita accetta la formula e parte, per esempio, con le uova e lo zucchero incominciando a sbattere il tutto dentro un tegame. Poi, ritenendo di dover diluire l’impasto, aggiunge marsala. E, ottenuto un impasto troppo fluido, lo condensa aggiungendo biscotti savoiardi. Per amalgamare la poltiglia la passa con lo spremiverdura e via discorrendo. […]
Si trattava di ammorbidire la torta e io, staccatone un pezzetto, provai a intingerlo nel latte. Non assorbiva per niente. Allora col batticarne tritammo tutta la torta a pezzettini e macinammo i pezzettini nel tritacarne. Raccolsi la polvere così ottenuta in un tegame e la stemperai con vino Moscato. Ne saltò fuori una pappetta languida che non prometteva niente di buono. Aggiunsi farina, uova e zucchero e impastai ottenendo un blocco di roba molto rugosa. […] Spolverammo con zucchero velato. Estraemmo con delicatezza la neo-torta dalla teglia. Non aveva la morbidezza desiderata ma ormai niente poteva fermarci. Albertino andò a prendere sul mio tavolo da disegno lo spruzzatore e io feci cadere sopra la torta una rugiada leggerissima di vino bianco. Passammo alla decorazione: crema, nocciole, confetti macinati, uva passa, frutti canditi. Tre uomini in gamba quali siamo Albertino, la Pasionaria ed io, ci mettono poco a cavar fuori un capolavoretto ornamentale. […] Quando, alla fine del pranzo, la torta venne in tavola, fu un successo.
Ma quando ognuno di noi ebbe la sua fetta di torta sul piatto ci guardammo perplessi: chi l’avrebbe assaggiata per primo? La Pasionaria, forte e generosa, si immolò e mandò giù un grosso boccone di torta.
“È straordinaria!” esclamò.
(G. Guareschi, La torta “Purgatorio”, in Corrierino delle famiglie [1954], Rizzoli, Milano 2013)