Vi siete mai chiesti quali storie si nascondano dietro alle materie prime usate da Andrea Fassi? In questa nuova versione di “Colazione da Fassi”, Andrea curioserà nel passato dei frutti della terra per raccontarvi aneddoti e leggende legati ad essi. “In fondo”, sostiene Fassi, “siamo quello che mangiamo, e ciò che mangiamo, ha molto da raccontare, come me”.
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Ecco tre storie che non sai sul cioccolato!
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1 – Per difendere i confini del suo regno Quetzalcoatl dovette partire, affidando alla bellissima principessa sua sposa lo sterminato tesoro che era composto di tutte le ricchezze del mondo. In assenza di Quetzalcoatl, la città fu assalita dai nemici, i quali volevano costringere la principessa a indicare loro dove fosse nascosto il tesoro. Ma non ci riuscirono.
Alla fine la fedele sposa fu uccisa e dal sangue versato nacque la pianta del cacao, il cui frutto nasconde un tesoro di semi amari come le sofferenze dell’amore, forti come il coraggio, rossi come il sangue.
Quando il re tornò alla sua città e scoprì che la sua sposa era stata uccisa, volle far dono agli uomini di quella pianta che era nata, affinché per sempre fosse ricordato il sacrificio della sua amata principessa. Il povero Quetzalcoatl si ammalò per il dolore della perdita della sua sposa e bevve una pozione che uno stregone gli aveva preparato. Ma invece di guarire uscì di senno. Presto si congedò dal popolo che lo aveva fedelmente seguito fino al mare. Trovata una zattera di serpenti intrecciati, fuggì in alto mare dove scomparve, promettendo che un giorno sarebbe tornato per governare di nuovo nella gioia il suo immenso regno.
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2 – Nel 1519, quando gli Aztechi videro sopraggiungere sulla loro terra un uomo bianco, dalla lunga barba via mare, credettero fosse il loro Dio Serpente Piumato che gli portava in dono altri preziosi cibi.
Purtroppo per loro, non fu così.
Quell’uomo era Hernàn Cortès, colui che, con spargimenti di sangue e cruente battaglie, avrebbe di lì a poco conquistato la terra azteca sterminando la popolazione.
Ma loro, ancora, non potevano saperlo.
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3 – In una ricetta del Seicento si legge:
“Prendi cacao abbronzato e ripulito, e stritolato grossamente, libbre 10. Gelsomini freschi sufficienti da mescolare con detto cacao, facendo strato sopra strato in una scatola, o altro arnese, e si lasciano stare 24 ore e poi si levano e se ne torna a mettere altrettanti in esso cacao, facendo strato sopra strato come prima e così ogni 24 ore si mettono gelsomini freschi per dieci o dodici volte. Poi piglia zucchero bianco buono asciutto, libbre 8. Vaniglia perfetta, once III, cannella perfetta, once VI. Ambra grigia, scrupoli II (1 scrupolo equivale ad 1 grammo) e secondo l’arte si fa la cioccolata; avvertendo, nel fabbricarla, che la pietra sia poco calda; ma che l’artefice la lavori e che non passi quattro o cinque libbre per massa; perché se scaldasse troppo la pietra, perderebbe la cioccolata il suo odore”.
Ricetta di Francesco Redi, divulgata dopo la sua morte, inviata al grande naturalista e medico Antonio Vallisnieri (1661 – 1730), cattedratico di medicina pratica all’Università di Padova, in Il brodo indiano; di Piero Camporesi.