Questo brano è tratto da un romanzo in scrittura a cui Rebecca Maddonni sta lavorando durante il percorso “Diventa uno scrittore”.
Sono le 12:30. La quarta seduta di Daniele Del Giudice è iniziata da mezz’ora.
– Dottore, io ho provato a ignorare le ossessioni come lei mi ha detto ma è molto difficile, anzi direi impossibile! Per esempio, ieri è venuto a trovarmi mio cugino Francesco. Quando se n’è andato, ho disinfettato il divano con una miscela di alcol diluito con l’acqua, come faccio sempre ogni volta che qualcuno se ne va: sanifico tutto quello che è stato toccato per sterminare i germi! Lo stavo per fare anche con il tavolino vicino al divano dove Francesco si è poggiato per bere il caffè, ma sono dovuto scappare in bagno. Proprio in quel momento mia madre è rincasata dal lavoro e si è messa a mangiare un panino sul tavolino pieno di germi: sono andato in crisi! Di sicuro mia madre prenderà una brutta malattia a causa mia che, per andare in bagno, non ho disinfettato il tavolino. Questo è quello che mi dice continuamente la vocina dell’ossessione che ho in testa; è un martello pneumatico, non so più come fare per gestirla!
Juan dice sottovoce – A pensare che io disinfetto anche la maniglia della porta quando la gente mi viene a trovare… e con l’alcol puro!
Daniele, porgendo in avanti la schiena – Ha detto qualcosa Dottore?
Juan, trasalendo, si copre d’istinto la bocca con la mano – No, notavo soltanto che è già una cosa positiva il fatto che non disinfetta la maniglia della porta. Molte persone affette da Disturbo Ossessivo Compulsivo non fanno altro che disinfettarla… e con l’alcol puro! – Daniele, agitandosi di colpo – Perché? Dovrei disinfettarla? Oddio! Effettivamente viene toccata da tantissime persone, portatrici di tantissimi germi, e l’alcol puro è sicuramente più efficace di quello diluito con l’acqua! Allora significa che fino ad ora non ho sterminato tutti i germi come si deve! – e massaggiandosi la testa con le mani – Che devo fare? – dice sottovoce – Che devo fare? – ripete subito dopo a voce normale – Che devo fare? – dice la terza volta urlando. Scoppia a piangere disperato.
Mentre ascolta e cerca di trovare una soluzione, Juan guarda l’orologio: sono le 13:00. La seduta di Daniele è giunta al termine. Dalle 13:00 alle 14:00, durante la sua ora di pausa giornaliera, Juan, oltre a pranzare, compie quello che lui chiama “El rito de los saltitos”. Tale rito consiste nel saltare prima su un piede e poi sull’altro, facendo quattro giri intorno al tavolo dello studio e compiendo quattro salti per piede, per poi scambiare un piede con l’altro ad ogni cambio di musica. Il rito è in realtà una compulsione che Juan attua per contrastare le sue ossessioni interiori. Secondo Juan le ossessioni non sono nient’altro che la “parte cattiva” della sua anima a cui lui ha anche dato un nome: “Diablillo”, che in spagnolo, la sua lingua madre, significa “Diavoletto”.
Ad un certo punto, il Diavoletto inizia a minacciarlo: “Ma non vedi che ore sono? Se non hai fame non importa, ma di certo non puoi saltare il tuo rito giornaliero! Che aspetti? In equilibrio su un piede, se non vuoi che accada qualcosa di grave alla tua carriera o alla tua famiglia!”. A questo punto, Juan, come scottato da un carbone ardente, si alza d’impeto, sollevando il piede destro. Daniele, tra lacrime e fazzoletti, smette di piangere sbigottito.
– Dottore, cosa ci fa in equilibrio su un piede?
Juan, talmente abituato ad essere schiavo del Diavoletto, quasi non si è accorto della posizione appena assunta. Diventando rosso in viso per l’imbarazzo, non sa come giustificarsi. Fortunatamente gli viene un’idea – Sa Daniele qual è un metodo molto efficace per ignorare le ossessioni? – Daniele scuote la testa – Hacer movimiento! – dice abbassando il piede e scuotendo il bacino – Oggi sperimenteremo la bioenergetica!
Daniele, sempre più confuso – Bio che?
– Bioenergetica, una tecnica finalizzata al rilassamento muscolare che serve a sciogliere le tensioni che sono sia corporee e sia mentali. Su Daniele, basta piagnucolare! – e lo fa alzare, tirandolo su per le braccia.
Avendo toccato Daniele, Juan si disinfetta le mani, spruzzandole per benino col suo flaconcino di alcol puro portatile, con la speranza di uccidere ogni tipo di germe presente.
– Dottore, perché ha spruzzato l’alcol sulle mani?
Juan risponde con la prima cosa che gli viene in mente – Deve sapere Daniele, che mettere in atto le ossessioni delle quali ci si vuole liberare, prima di iniziare con la tecnica bioenergetica, è una cosa che, dal punto di vista psicologico, aiuta tantissimo, poiché permette di fissare nella mente l’obbiettivo da raggiungere. Dunque, è un po’ di giorni che porto al lavoro questo flaconcino: sapevo che prima o poi avremmo trattato con lei l’analisi bioenergetica. Per questo mi sono disinfettato, per seguirla in ogni minimo passaggio di questa infallibile psicoterapia corporea! Forza, lo faccia anche lei: si disinfetti col suo alcol personale! – Daniele lo guarda con un’espressione interrogativa – Non mi guardi così, sto dicendo sul serio! Ma come? Si disinfetta continuamente le mani e adesso che le dico di farlo non lo fa? Su, prenda quell’alcol e si dia una bella spruzzata!
Daniele ha più dubbi che certezze: “In fondo lo dice il Dottore”, pensa, e si disinfetta le mani.
Juan schiarisce la voce – Deve sapere Daniele che l’analisi bioenergetica nasce negli anni ‘70 da un signore di nome Alexander Lowen. Questo signore è un americano, è un medico e lui stesso andò in terapia da un certo Reich, che al tempo era uno psicoterapeuta, allievo di Freud. Forse non le sarà nuovo che la grande rivoluzione di Freud fu studiare la parte inconsapevole dell’uomo che lui chiamava inconscio. Quindi, nella testa di ognuno di noi, c’è una parte consapevole, conscia e una parte inconsapevole, inconscia. Per cui, tutti gli strumenti della psicanalisi freudiana sono finalizzati a comprendere come funziona l’inconscio rendendolo conscio, attraverso delle metodologie, che adesso non sto qui a spiegarle.
Vedendo Daniele confuso e un po’ annoiato – Bene, bando alle ciance: empezamos con la bioenergetica! Partiamo saltando in equilibrio sul piede sinistro e, ad ogni cambio musica, scambiamo piede; cerchiamo di fare quattro salti per piede. Compiamo, saltellando, quattro giri intorno al tavolo: Claro?
Detto questo, Juan fa partire la musica dallo stereo e comincia a saltellare, facendo spacciare “El rito de los saltitos” per bioenergetica. Daniele lo segue, cercando di imitarlo al suo meglio.
Dopo il primo scambio-piede ha già il fiatone – È proprio sicuro che questa tecnica mi può aiutare Dottore? Sinceramente, mi sento uno sciocco. Sa, non sono molto allenato, non riesco a fare più di due salti per piede, lei al contrario sembra un canguro!
Juan tra sé e sé “Ya lo creo, lo faccio tutti i giorni! La culpa es de este Diablillo que está loco!” e, rivolgendosi al ragazzo – Non si faccia troppe domande Daniele! Provi a saltellare con tutta l’energia che ha in corpo! Faccia come me: Uno! Dos! Tres! Cuatro!… vedrà come si sentirà meglio dopo!
Mentre saltella, Juan, un po’ affaticato, continua con la sua minuziosa spiegazione teorica – Reich fa un passo in più rispetto a Freud, aggiungendo un elemento importante: il corpo. Dunque, era dell’opinione che la presenza di qualcosa di inconscio nella testa deve avere da qualche parte anche un suo riflesso nel corpo. Quindi, secondo una psicoterapia chiamata “mediazione corporea”, strutturata da Lowen, paziente e in seguito allievo di Reich, tutto quello che proviamo nella mente, ogni pensiero, ogni emozione, si riflette in qualche modo anche nel corpo; questo meccanismo si chiama “unità psicosomatica”. Dunque, mente e corpo viaggiano sempre insieme, all’unisono. Ad esempio, se sono sempre triste, è possibile che io, col passare del tempo, prenda una postura a spalle basse, proprio perché il corpo subisce un calo della mia energia interna… Avanti Daniele, manca solo un altro giro, forza! – E continua – Per cui, dal punto di vista bioenergetico, si può andare a lavorare sempre in due modi: esistono le parole, attraverso cui esprimere le sensazioni e le emozioni che si provano, cosa che noi facciamo sempre in terapia. Però esiste anche la possibilità di “esprimersi fisicamente”, tirando fuori, attraverso i movimenti del corpo, tutte le tensioni. In questo modo si vanno a sciogliere quei blocchi attraverso i quali la mente si riflette nel corpo, facendogli assumere, in base a quello che prova, determinate posture. È come se fosse un…
A un certo punto Daniele, non potendone più di quel discorso, smette di saltare per un momento, facendo fermare, di conseguenza, anche Juan – Dottore, la prego, basta! Abbia pietà di me, l’esercizio già è difficile, se ci si mette anche lei con tutte queste spiegazioni… ma come fa ad avere tutto questo fiato? Io sto morendo! E poi, con tutto il rispetto, di sapere vita, morte e miracoli di Lowen, Reich e Freud, non me ne importa un fico secco!
Qualche attimo di silenzio pervade la stanza, contrastato soltanto dalla musica di sottofondo. I due si guardano. Juan non sa che dire, né come comportarsi, ma il Diavoletto lo rimette subito in riga “Cosa fai lì impalato? Ti arrendi proprio all’ultimo giro?” Juan si rimette in equilibrio su un piede e, dovendo a tutti i costi concludere il rito giornaliero, ricomincia a saltare sul posto.
Davanti alla faccia esterrefatta di Daniele che, vedendolo saltellare nuovamente, non sa più cosa pensare, se la cava, come suo solito, con una menzogna – Lo sapevo: ha funzionato!
– Funzionato cosa Dottore?
– La bioenergetica! – ribatte sorridendo – Ho fatto apposta questo discorso, sperando che lo avrebbe trovato noioso, proprio per permettere al suo corpo di trovare l’energia necessaria per esprimere ciò che stava provando.
– E questo dovrebbe aiutarmi con l’ossessione per la pulizia?
– Sì, perché in realtà la rabbia che lei ha tirato fuori, non dipende dal mio discorso, o almeno non solo da quello. La sua è una rabbia repressa e questa è stata la giusta occasione per tirarla fuori! Ci pensi Daniele: se non fosse riuscito ad esprimere questa sua rabbia, l’avrebbe sfocata in ossessioni inutili, come quella di disinfettarsi sistematicamente le mani – gli dà una pacca sulla spalla, in segno di rassicurazione – Forza, venga con me, facciamo l’ultimo giro.
Daniele non era del tutto convinto, ma in fondo era il Dottore l’esperto. E poi, Daniele aveva scelto Torres per intraprendere il percorso di psicoterapia, proprio perché è uno psicoterapeuta specializzato nel suo disturbo. Chi meglio di lui poteva sapere come aiutarlo? Dopo questo ragionamento, Daniele si unisce a Juan riprendendo a saltellare.
Ad un certo punto, Virginia, la segretaria, fa capolino dalla porta semiaperta. Ha appena iniziato il suo turno di lavoro e sta cercando Juan per una comunicazione. Prima di palesarsi, osserva la scena. Vedendo Juan così concentrato nei saltelli, dice sottovoce tra sé – Ma è mai possibile che Torres diventa ogni giorno più matto? Chissà mo che artro s’è messo in testa: sta a insegna’ a ‘sto poraccio a fa’ ‘a scimmia!