Ulderico e Ferdinando è un cortometraggio nato da un dialogo teatrale del 2015. La storia è quella di due ragazzi che si incontrano poco prima dell’inferno, catapultati in un posto che, il 24 marzo 1944, ha segnato il destino di 335 persone. Come rappresaglia per l’attentato a via Rasella, infatti, il feldmaresciallo Albert Kesselring decide di uccidere 10 italiani per ogni tedesco morto nell’attentato. Per 33 tedeschi uccisi cadono sotto le fucilazioni 335 italiani, 5 in più di quelli pretesi da Hitler in persona.
Abbiamo voluto raccontare di come la vita possa essere spenta senza una ragione vera ma anche che una speranza esiste. Quella speranza può essere soffocata da una brutalità insensata, ma prima o poi emerge e torna per raccontare e svegliare le coscienze di chi ne ha abbastanza.
È una storia vecchia di quasi ottant’anni ma che ogni 24 marzo ci ricorda quanto tutto quello che abbiamo sia fragile e bisognoso di protezione.
Da qualche settimana lo stiamo vedendo succedere di nuovo, a due passi da casa nostra. A uomini e donne che ci somigliano così tanto da incutere terrore. È come viverlo sulla nostra pelle, come vedere un futuro che sta lì, proprio dietro l’angolo. Qualcosa di invincibile e irragionevole arriva fin sull’uscio di casa e ci chiede di arrenderci, che non andiamo più bene, che c’è qualcosa di sbagliato nel nostro paese, nelle persone che ci circondano, nel mondo. Ci dice che il tempo così come lo conosciamo è finito ed è ora di cambiare.
E non è un virus, non è la natura, non i cambiamenti climatici. A bussare col fucile sono uomini in carne e ossa che sembrano impazziti. Anche loro catapultati in un mondo privo di senso.