Madre: Ti sembra questa l’ora di rientrare? Un’altra nottata in bianco per colpa tua! Questi strapazzi mi faranno morire… Credevo che anche stavolta i gendarmi ti avessero portato in prigione!
Figlio: I gendarmi? Chi…? Ah, sei tu…
Madre: E chi vuoi che sia? La tua povera madre, chi altri? Ah, se mi avessero detto quale croce avrei dovuto portare!…
Figlio: (tra sé e sé) A chi lo dici!
Madre: Borbotta pure, tanto non ti ascolto. Piuttosto, sappi che domattina il generale e io partiremo per la campagna… la mia povera sorella, che è anche tua zia, ha bisogno di cure e di sostegno…
Figlio: Bon voyage… Ah, senti, dovresti lasciarmi qualche soldo…
Madre: Ancora denaro? Non se ne parla nemmeno! Resta in casa, hai pane e carne. Non avrai più un soldo da me! So bene quanto costa il tuo veleno!
Figlio: Veleno? Ma che dici?… Dio, la testa!
Madre: Pensi proprio che sia una sciocca? Ne parla tutto il quartiere! Guardate là, dicono, la povera Madame Aupick, la madre del poeta, del folle, del drogato! Non mi sono mai vergognata tanto in vita mia! Credi non lo sappia? Oppio a colazione, pranzo e cena! E assenzio, come fosse acqua! Te e i tuoi amici degenerati! Ma ti sei visto? Hai trent’anni e sembri tuo padre, pace all’anima sua! Non posso guardarti, mi fai orrore!… Se penso a quanto eri carino nel dagherrotipo che ti fece Monsieur Nadar… ben pettinato, con la cravatta in ordine… (sospira).
Figlio: Ecco, sì, Nadar… gli devo giusto venti franchi… Se tu potessi…
Madre: Hai chiesto del denaro anche a lui? Non è possibile! Devi soldi a tutta Parigi! E Monsieur Nadar che si presta… non posso crederci! È anche lui tuo compagno di bagordi?
Figlio: A parte il fatto che Nadar non beve… chissà perché, poi? Ma, senti…, ecco, ho perso il filo del discorso…
Madre: Fosse solo quello! Hai perso ogni decenza! Non hai alcun rispetto per te stesso, per me, per tuo padre!
Figlio: Patrigno, vorrai dire…
Madre: Ebbene sì, patrigno! E allora? Quando venne a mancare il povero Monsieur Baudelaire chi ti rinchiuse in collegio per darti un’istruzione? Chi ti mandò all’Accademia Militare? E tutto questo per niente, per un fannullone che gira di notte per bettole malfamate, in compagnia di falliti e artisti da strapazzo! E in che condizioni ti ripresenti! Ubriaco, intontito, vai blaterando di vampiri, veleni e passanti!
Figlio: Dio, questa voce! Non potresti parlare più piano? Ditemi voi se è possibile scrivere versi con questo lamento continuo nelle orecchie!… Quelli sulla passante, in effetti, li devo rivedere… ma adesso non è proprio possibile! Ah, Rimbaud… Verlaine! Colleghi fortunati che non hanno una madre scassapalle come la mia!
Madre: Basta, Charles! Sai che non tollero questo linguaggio da taverna! Andrò in chiesa a pregare il Signore per la salvezza della tua povera anima!… Ah, Les fleurs du mal… ma non avevi un altro titolo per le tue assurdità? Addio, figliolo, e che Dio abbia pietà di te!
Figlio: Au revoir… Se n’è andata? Gesù, che tormento!… Eccomi qua, senza un soldo e con la testa che mi scoppia… “Hai pane e carne”, dice. E l’hascisc, e il tabacco, e l’assenzio? Speriamo che lo speziale all’angolo si muova a pietà come l’altra volta… Un po’ di morfina, di quella scaduta, per tirare avanti… Questo latte è freddo, non mi va più… micio, vieni, bevilo tu… bel micio… fatti guardare… vorrei sprofondare dentro i tuoi begli occhi d’agata e metallo…
Bibliografia:
Charles Baudelaire, I paradisi artificiali, Newton Compton Editori
Charles Baudelaire, I fiori del male, Feltrinelli.