BRODO DI GALLINA E PETTO DI POLLO

Si era persa un momento a guardarlo controluce e poi aveva chiuso gli occhi per ascoltarne il chicchirichì. D'improvviso, il silenzio.

Percepiva una strana aria da giorni.

Nina era cresciuta in quel pollaio fin da quando era un pulcino.

Il suo colorito giallo, con il tempo, si era trasformato in un rotondo ammasso di piume. Le ali avevano assunto delle sfumature nere e la coda, invece, le era diventata completamente bianca.

Il suo padrone Mauro, contadino DOC, aveva allevato lei e il resto del pollame sempre con cura e dedizione.

Allora, vi chiederete voi, di cosa dovrebbe mai lamentarsi una gallina?

Punto uno, perché nel pollaio erano rimaste solo lei e Guendalina.

Punto due, da ieri George era sparito.

Ore 6 del giorno precente: il sole era sorto da pochi minuti e George aveva iniziato a cantare come sempre. Nina era impegnata a deporre le uova accanto alla finestra.

Si era persa un momento a guardarlo controluce e poi aveva chiuso gli occhi per ascoltarne il chicchirichì. D’improvviso, il silenzio. Riaprendo gli occhi poteva vedere solo l’alba.

– Beh, cosa ti aspettavi? Che rimanesse con te per sempre?

cominciò la sua compagna di covate.

– Sì! Non posso credere che sia andato via.

disse Nina scuotendo le ali.

– Sveeegliaaa, è un gallo! Un gallo come un altro, una beccata e via!

continuò Guendalina muovendo il collo avanti e indietro.

– Deve essergli successo qualcosa, non lo avrebbe mai fatto…

– Sì, magari ti aveva anche detto che avreste fatto tanti pulcini insieme? Dai tesoro, ti sei fatta abbindolare da una bella cresta e una coda colorata. Ci sta.

– Eravamo innamorati! Mi amava! Ma cosa ne sai tu che pensi solo a fare uova!

– Aaah! Ma allora sei proprio di guscio duro! Senti coccodè, allora spiegami una cosa: dove sta adesso il tuo George?

Nina la guardò tenendo chiuso il becco. Notò i suoi due occhi neri e tondi nella cornice di legno e fieno.

– Ti rispondo io: è in un altro pollaio con un’altra gallina da ingannare. Semplice.

La incalzò Guendalina.

All’ora del tramonto Mauro entrò nel pollaio.

Guardò le sue ultime due galline e infine a Nina fece una carezza.

– Stanotte riposerai per l’ultima volta cara…

Alle orecchie di lui arrivarono due coccodè di risposta.

– Domani sarà una giornata difficile, sai?. – Sospirò – Ti toccherà la stessa fine del povero George…

La gallina continuò a chiocciare e lui le fece un’altra carezza.

– Lo so ma non è facile nemmeno per me rompervi il collo… – prese tra le mani un pezzo di legno – Avete presente il rumore? Sono ossa rotte quelle che si sentono! Devi andarci di forza e fare un bel CRAC! – concluse spezzando a metà il legno.

– Coccodè! Coccodè! Coccodè! – disse Nina con vigore sbattendo le ali.

Lui continuò ad accarezzarla.

– Non te la prendere dai! Domani è Natale e mi perdoneresti per averti strozzata se solo ti assaggiassi! – concluse sorridendo.

Augurando la buona notte, andò alla porta, uscì e la chiuse a chiave.

Nina rimase a guardare dalla finestra la figura alta e magra dell’uomo dirigersi verso la casa accanto.

Nina rise – Stavolta secondo te che avrà detto?

Guendalina scosse la testa e rise insieme a lei.

Ore 6 del giorno seguente: il sole era sorto da pochi minuti e Mauro tornò nel pollaio. Accese la radio e Nina aprì gli occhi. Lo vide trafficare in modo strano con una pala.

(radio) “I don’t want a lot for Christmas, there is just one thing I need…I don’t care about presents…”

– Nananananana …. – il contadino si muoveva dietro alla musica.

“I just want you for my own, more than you could ever know. Make my wish come true…All I want for Christmas is yoooooooouuuu! …”

Nina notò che l’uomo la stava indicando insistentemente.

– iiuuuuuuuu beby!! – urlò al pugno vuoto come se stesse tenendo un microfono.

Sì, stava proprio indicando lei.

– Guenda… Guendaaa!! – iniziò a dare delle beccate alla sua compagna ancora addormentata.

– Che c’è? – rispose l’altra senza aprire gli occhi.

– Senti Guenda, qua c’è qualcosa che non va…. – le parlò senza togliere gli occhi di dosso al contadino che adesso la stava indicando direttamente con la pala a ritmo di musica.

Guendalina aprì un occhio e guardò la scena.

– Non so cosa stia facendo ma tranquilla, gli ….

Non ebbe il tempo di finire la frase che vide il contadino afferrare Nina per il collo e portarla via.

Nina sotto la stretta della mano respirava a fatica. Muoveva le zampe e le ali per sfuggire alla presa. Guardò il pollaio diventare sempre più piccolo mentre veniva trascinata verso un altro capanno.

L’erba era alta e non riusciva più a vedere nulla. Le mancava il fiato. Aprì il becco e le sbucò fuori la lingua.

Si sentì sbattere su una superficie dura e finalmente la mano le lasciò il collo.

Tutto era buio e rimase immobile dov’era.

Si accese all’improvviso una lampada. Vide la luce e provò a scappare ruzzolando a terra. Corse muovendo le ali il più velocemente possibile. Sbatté contro qualsiasi cosa le capitasse e sentì dietro di lei i passi dell’uomo.

– Mi dispiace tanto… – le disse a bassa voce.

Continuò a correre in tondo senza trovare una via d’uscita.

– Mi dispiace davvero… – continuò a parlarle.

Ma Nina ascoltava solo il suo istinto: scappare era la cosa giusta.

Vide un buco e vi si catapultò con le ultime energie rimaste.

Era a pochi centimetri quando lo vide: George spennato e appeso a testa in giù. Le si rizzarono le penne in testa e sentì le zampe paralizzarsi.

– Nina, non vorrei farlo ma… sei compresa nel menù… – le disse mentre le stringeva nuovamente il collo e lo tirò improvvisamente con tutta la forza che aveva.

CRAC. Un suono sordo e netto.

Ma Nina non lo udì.

Era di nuovo nel pollaio. Un anno prima. Nascosta dietro una balla di fieno insieme a George.

– Facciamo a chi arriva per primo alla mangiatoia! – pigolò Nina.

Corsero fuori dal pagliaio. Nel tragitto, una bambina li acchiappò entrambi con le mani. Aveva due codini biondi, gli occhi marroni e le lentiggini sul naso.

La videro parlare con Mauro, accovacciato lì vicino.

I due si guardarono interrogativi ma, dal suo tocco, avevano capito che non stavano correndo un pericolo. Poco dopo li rimise giù e diede loro del grano.

Mentre mangiavano, Nina percepì nella ghiaia le sue zampette incrociarsi con quelle di George. Le scappò un pigolio e lui, avvicinandosi, le passò un chicco di mais.

Lei lo afferrò delicatamente e vi rimasero entrambi agganciati per il becco.

Si guardarono. Nina non si sarebbe mai staccata da lì quando: – Pulciniiii! Cosa state facendo? – Mamma chioccia li interruppe ciondolando verso di loro.

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