Oggi vi propongo un dialoghetto umoristico sul Duecentenario della nascita di Fëdor Michajlovič Dostoevskij (Mosca, 11 novembre 1821 – San Pietroburgo, 9 febbraio 1881).
“Oggi Fëdor Dostoevskij avrebbe duecento anni e molto probabilmente non sarebbe di buon umore!”
“Perché?”
“Beh, come perché? Per mille motivi.”
“Me ne dica uno.”
“Perché sarebbe vecchio decrepito, pieno di acciacchi, primo motivo.”
“Va bene, ma ne dica un altro? uno vero.”
“Ma è ovvio, giovanotto, per il destino dell’umanità e del pianeta, i cambiamenti climatici, è sufficiente questo scenario a guastargli l’umore a vita a uno così, ci può scommettere! ne farebbe una malattia! ci scriverebbe sei romanzi!
“Insomma, non sarebbe di buon umore, ne convengo, non gli andrebbero a genio tante altre cose al buon vecchio Fëdor, che soffriva di epilessia, ricordiamolo!”
“Lo ricordi lei, non è qui apposta?”
“Certo, e la mancata fucilazione che gli toccò vivere aggravò il suo stato psichico, mentale… ecco, senta qua che scriveva a questo proposito nell’Idiota?”
«A chi sa di dover morire, gli ultimi cinque minuti di vita sembrano interminabili, una ricchezza enorme. In quel momento nulla è più penoso del pensiero incessante: “se potessi non morire, se potessi far tornare indietro la vita, quale infinità! E tutto questo sarebbe mio! Io allora trasformerei ogni minuto in un secolo intero, non perderei nulla, terrei conto di ogni minuto, non ne sprecherei nessuno!”.»
(L’idiota)
Esercizio: continuate il dialoghetto per qualche battuta, facendo emergere il carattere dei due personaggi dialoganti.