Le singolari avventure dei cittadini che vivevano un tempo nella nazione più lontana dalla nostra fortunata Italia. Ventesima puntata.
Nicky Zompetta e Coso Cascone s’incontravano sui tetti. Lei arrivava su con un salto e trovava lui che stava per buttarsi. La luna sembrava accesa apposta per loro e quando pioveva bastava coprirsi con un lembo del costume. Così quello era l’amore, pensavano entrambi, stare per ore a parlare come se non ci fosse nient’altro intorno. Ogni tanto dicevano: “Dobbiamo andare a combattere i cattivi”. “Sì, adesso andiamo”. Ma restavano lì. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
Quella notte la luna pareva immensa. Nicky Zompetta era sulle tracce del temibile Lupus Mannarus quando comparve Coso Cascone. Era diverso dal solito, con le orecchie rosse, le labbra schiuse, gli occhi lucidi come per la febbre. Era forse lui il Mannarus che divorava le pecore nei campi? Non fece in tempo a finire il pensiero che lui l’afferrò e senza una parola la baciò sulla bocca. Era appena un filino Mannarus, ma era dolce! Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
Nel Malpagò si ripetevano le Giornate Celebrative. Per la Giornata della Poesia c’era chi scriveva versi. Nella Giornata del Risparmio c’era chi metteva soldi al pizzo. Durante la Giornata della Gentilezza c’era chi si scambiava cortesie. Quando vennero indette nello stesso giorno quella della Parola e quella del Silenzio, scoppiarono tumulti tra chi declamava ad alta voce e chi mimava col dito davanti alle bocca: “Statte zitto!” Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
Nel Malpagò il cambio di un’ora avanti o una indietro causava grandi sconquassi. C’era gente che non usciva di casa, altri che scendevano al parco in pigiama e ciabatte, alcuni che non cambiavano gli orologi per non sottostare alla dittatura cronologica. Girava anche una battuta: “L’unica cosa legale di questo paese è l’ora legale”. Ma non era giusta neanche quella. Infatti il cambio dell’ora era stato abolito ma niente era cambiato. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
Ogni volta che si voleva sistemare qualcosa nel Malpagò nasceva una commissione d’inchiesta. Ce n’era ormai un’intera collezione. Sulla disoccupazione, sulla miseria, sulla mafia, sui fondi neri, sul terrorismo, sulle stragi, sui rifiuti, sul sistema sanitario. Venivano inaugurate con gran spolvero di discorsi e spreco di aggettivi retorici, poi dopo aver lavorato per anni con risultati anche sorprendenti, non portavano mai a nulla. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
21 to be continued…