CRONACHE DEL MALPAGÒ #20

Le singolari avventure dei cittadini che vivevano un tempo nella nazione più lontana dalla nostra fortunata Italia

Le singolari avventure dei cittadini che vivevano un tempo nella nazione più lontana dalla nostra fortunata Italia. Ventesima puntata.


Nel Malpagò c’erano sempre accese discussioni tra i NO Qualcosa e i Sì Qualcosa. Accaniti NO Vax contro fieri Sì Vax. Appassionati NO Tav contro orgogliosi Sì Tav. Severi NO Hashish contro assonnati Sì Hashish. NO Stadio contro Sì Stadio. NO Trivella contro Sì Trivella. NO Tutto contro Sì Tutto. Alla fine però ad avere la meglio erano quelli UNPO’ Sì & UNPO’ NO. Quindi si metteva in cantiere qualunque cosa e non si finiva niente. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.


Gli attori del Malpagò recitavano con virtuosismo, i loro sguardi incutevano soggezione, le loro barbe parevano ricamate all’uncinetto, i corpi eccitavano pensieri inconfessabili. La loro dizione era sempre più vicina al linguaggio della gente reale. Le parole erano smozzicate. Spesso le mangiucchiavano. Talvolta le inghiottivano intere. E gli spettatori invece di applaudire, si chiedevano l’un l’altro: “Cosa? Hai capito tu?” Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.


Il principe Evasio Paraculo D’Orleans era sempre in preghiera. Pregava al mattino affacciato sui cinquemila ettari del suo parco. Pregava all’ora di pranzo mentre trangugiava un’orata in crosta di sale spolverata al tartufo. Pregava prima di andare a letto sui suoi broccati preziosi. Pregava di notte tra le sue concubine. E alla fine la sua preghiera veniva sempre esaudita. Arrivava il condono fiscale e le sue proprietà erano salve. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.


L’adolescenza era un periodo turbolento nel Malpagò. Di colpo quelli che erano stati bambini si accorgevano di come andava il mondo. Vedevano i loro genitori prigionieri del lavoro, incastrati in relazioni insoddisfacenti, concentrati solo su soldi e carriera. Allora cominciavano a protestare, occupavano le scuole, cantavano canzoni tristi di protesta, si rasavano i capelli e si chiudevano in bagno a meditare. Finché papà non gli trovava un lavoro. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.


La più affermata industria del Malpagò era quella della moda. Le riccone facevano la fila per acquistare abiti di Svalentino, Armanzi, Capuccio, Bavalli e Dolcegabbano. Erano vestiti indossati da top model così magre che alle altre donne potevano servire al più come scaldacollo. Eppure li compravano ugualmente contando sulla prossima dieta che le avrebbe riportate al peso ideale. Che poi era quello delle loro domestiche denutrite. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.


20 to be continued…

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