Ellroy, da vero genio nel racconto del male, sfida il suo lettore ad attraversare il buio, lo pianta lì ad affrontare il lato oscuro senza mai dargli l’impressione di condurlo per mano. Se non ci si smarrisce nell’inferno tenebroso di James Ellroy è grazie a quella domanda sottintesa, martellante: ci sarà almeno uno che si salva? Resterà almeno una figura innocente? Più giri le pagine e più ti accanisci nella ricerca di qualcosa di pulito da cui ripartire, nell’attesa di un riscatto. Mentre la voce narrante coinvolge il lettore nel suo smarrimento, l’autore, tutt’altro che disorientato, lungi dal procedere a tentoni nel buio, mantiene i personaggi saldamente sotto controllo. Ellroy resta padrone del corso che la trama prenderà, sceglie consapevolmente l’opzione drammatica a cui inchiodare i suoi personaggi. Lo dichiara: “I personaggi non esistono se non per come io li faccio esistere. Non creda mai a quegli scrittori secondo cui i personaggi hanno preso il sopravvento e sono andati in una direzione imprevista.”
Il romanzo Dalia Nera è ispirato a un femminicidio feroce, risalente al 1947, caso giudiziario rimasto irrisolto. L’autore dedica il libro a sua madre, Geneva “Jean” Hilliker che venne trovata assassinata quando James Ellroy aveva l’età di dieci anni e da qualche tempo aveva scelto di vivere con il padre. In Dalia Nera rivive un incubo personale e l’ossessione di ricostruire la verità dei fatti.
Sono Blanchard e Bleichert, Fuoco e Ghiaccio, due ex pugili, antagonisti sul ring e compagni di pattuglia come poliziotti, a condurre le indagini. L’investigazione esplora la realtà politica e sociale di Los Angeles e di Hollywood, ne attraversa tutte le degenerazioni corruttive, dai cinici giochi di potere nell’ambiente dei grandi magnati dell’edilizia al malaffare dei boss della malavita. Passa al setaccio il sottobosco del cinema, con i ricatti alle aspiranti star dello showbiz hollywoodiano da parte dei faccendieri, i costanti reati e abusi nel mondo dello sfruttamento della prostituzione e le vicende disonorevoli e violente che avvengono in seno alla polizia di Los Angeles, segnandone il degrado.
Ma la complessità delle pulsioni non è mai riducibile a semplice sete di denaro o di potere. Ma no, non è tutto lì il male. La tenebra peggiore è quella che ci portiamo dentro, tutti. Un incombente lato buio, un nero inconscio collettivo che arriva a inghiottire intere generazioni al punto di apparire inferno inevitabile. L’incalzare delle indagini coinvolge tanto nella ricerca di una verità oggettiva, nella ricostruzione dei fatti, quanto nell’esplorazione delle dimensioni passionali, dalla loro nota più bassa alla più alta, dell’anima dei personaggi. Mentre uno dopo l’altro sfilano gli indagati, ne emergono le contraddizioni in un’alternanza caleidoscopica di aspetti contrastanti. Li vediamo sfiorare la salvezza e sprofondare di nuovo. La lettura incalza alla ricerca di un riscatto dell’innocenza in cui diventa, via via, sempre più difficile credere. Luce tanto più improbabile e fragile tanto più si fa vicina, umana, amica.
La protagonista, Dalia Nera, vittima di un crudele omicidio, è al centro dell’immaginario di tutti i personaggi del romanzo. E della simpatia dell’autore che in un’opera successiva, Perfidia, decide di renderle onore ritraendola da viva, bellissima ragazza dalla personalità vivace. Così come si rivela in Dalia Nera, emergendo dall’iniziale alone torbido: solare, allegra, imprudente ai limiti dell’incoscienza, immersa in fantasticherie disarmanti, da ragazzina. Ritratto di vittima quasi predestinata di un ambiente in cui è assai difficile non perdersi.
Al centro di tutto c’è sempre lei. Al centro delle ossessioni di chi vuole riscattarne e vendicarne il ricordo, trovare certezza della propria innocenza, al centro degli istinti maschili di sopraffazione e di controllo, sfidati dalla sua inafferrabilità, di quelli femminili di imitazione, destati da un’impossibile competizione.
Ellroy fa dire a Kay, ragazza al centro del triangolo amoroso con Fuoco e Ghiaccio, entrambi ossessionati dalla Dalia, che “Beth era l’unica cosa reale della mia vita: sentivo il bisogno di parlare di lei con la gente. Era così spontanea. Al suo fianco io mi sentivo falsa.”
È l’inseguimento di un fantasma, anima inquieta, sfuggente, contraddittoria. Perché, in definitiva, non siamo tutti all’eterno inseguimento del fantasma che spadroneggia nel nostro angolo buio, tra paure, segreti, cose nascoste mai affrontate e incanti dell’immaginario?