Stephen King e la macchina infernale

Una macchina è qualcosa di strano, un oggetto inanimato che all’improvviso può mettersi in moto e vivere di vita propria.

Stephen King guardò il mini van, un Caravan Dodge del 1985, parcheggiato nel suo giardino, davanti alla porta di casa. Sulla fiancata destra c’erano ancora i segni dell’urto che aveva travolto lo scrittore in un tranquillo pomeriggio di giugno, mentre passeggiava pigramente, assaporando la brezza fresca che veniva dal mare. 

Stephen ebbe un brivido nel ricordare l’impatto, improvviso e terribile, con il veicolo. Un colpo solo, che però lo aveva scaraventato in aria a qualche metro di distanza, provocando cinque interventi chirurgici, un polmone perforato e fratture varie. 

Durante le tre settimane d’ospedale, Stephen ripensava spesso a quanto era accaduto. 

Lui e sua moglie Tabitha amavano molto la loro casa di North Lovell, un luogo tranquillo e pieno di verde, dove riposarsi dopo i lunghi, estenuanti tour di promozione che ormai da anni impegnavano lo scrittore.

La vernice del mini van brillava sotto il sole, King non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Una macchina è qualcosa di strano, un oggetto inanimato che all’improvviso può mettersi in moto e vivere di vita propria. 

Il suo romanzo Christine – la macchina infernale, pubblicato nel 1983, era stato un grande successo e quello stesso anno John Carpenter aveva girato un film tratto dal libro. Il furgoncino che lo aveva investito era lì, un monolite minaccioso, fermo e immobile, ma per quanto? Stephen immaginò il silenzio squarciato dal rombo improvviso del motore, i fari accesi puntati su di lui, la porta di casa sfondata, lo steccato bianco frantumato e lui trafitto in tutto il corpo da mille pezzi di vetro. La gamba sinistra (quella che stavano per amputargli in ospedale dopo l’incidente) cominciò a pulsare, la testa gli girava, dovette appoggiarsi al muro. 

Bene, adesso il mostro era lì, in casa sua, aveva sborsato 1500 dollari per comprarlo, per portarlo lì, per liberarsene. 

Dalla finestra della cucina arrivava il profumo dei pancakes appena sfornati, si accorse di avere fame, e voglia di caffè. Prima, però, doveva risolvere la faccenda, una volta per tutte. Entrò in casa e aprì la piccola porta del ripostiglio sotto la scala. La mazza da baseball, bianca e rossa, brillò nella penombra, Stephen la prese e le sorrise come a un vecchio amico. 

Bibliografia: 

Stephen King, Christine – La macchina infernale, Sperling & Kupfer

Stephen King, Buick 8, Sperling e Kupfer.

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