Il maresciallo Bifulco spalancò la porta del bar Cuba.
Falcao da dietro il bancone lo salutò amichevolmente, “Buongiorno marescia’… er solito?”
“Semp’ o solito Falca’, caffè lungo e danese”, rispose il carabiniere accomodandosi al tavolino vicino al bagno, quello che aveva un’ottima visuale sull’entrata del locale.
Il barista dai lunghi capelli ricci, avviò la macchina del caffè e dopo circa due minuti era al tavolo con le ordinazioni.
Bifulco ringraziò, aprì il corriere dello sport alla pagina del Napoli e iniziò una lettura attenta e appassionata dei movimenti di calciomercato della squadra partenopea.
“Allora marescia’ lo pijate Messi ?” Lo schernì il barista mentre lavava le tazzine.
“Prendi poco p’ ‘o culo Falca’, che ve tocca vende ‘o Coloseo pe’ sistemà tutti i buffi che ci avete”.
In quel momento un uomo uscì dal bagno barcollando e si appoggiò per un attimo al tavolo del carabiniere caracollandogli addosso per un brevissimo istante, come se fosse in cerca di un appoggio per non cadere, poi si riprese, e uscì velocemente dal locale.
“Guarda tu che razza di gente che va in giro oggigiorno” dichiarò stizzito il maresciallo e riprese a sorseggiare il suo caffè.
“Sicuramente sarà stato laziale marescia’, quelli so’ fatti così, vivono talmente tanto tempo dentro casa pe’ la vergogna che quando escono nun se ricordano manco come ce se comporta in una società civile”.
Bifulco come preso da un’illuminazione sì tastò la giacca, invano…
“Ma quale laziale, quello è juventino Falca’, me s’è arrubbato o portafogli, sto grandissimo omm ‘e merd”.
Il maresciallo Bifulco scattò in piedi e si mosse velocemente verso l’uscita, poi improvvisamente rallentò, quasi si fermò, le ginocchia gli cedettero e pochi istanti dopo era riverso sul pavimento, con gli occhi girati e la bocca aperta.
Falcao scavalcò il bancone con un salto che non gli apparteneva e subito tentò di soccorrere il cliente affezionato, ma ormai non c’era più niente da fare.
“Marescia’, porca puttana, Bifulco non fa scherzi che non è il caso, aoooo cazzo cazzo e mo’ che faccio?”
Inutile chiamare un’ambulanza, ormai era troppo tardi. Inutile pure chiamare Pietro il proprietario del bar, quello era un vecchio fascista e minimo gli avrebbe detto di far sparire il corpo per evitare indagini sul bar che avrebbero messo in serio pericolo le entrate del locale.
“E mo’ che cazzo faccio” ripeté ad alta voce mentre il sudore s’imperlava sui ricci biondi.
Preso dal panico decise di chiudere il locale e chiamare il vicino comando.
“Carabinieri dica” rispose la voce dall’altra parte del telefono. “Antò so io, so Falcao. Sentì è successo un cazzo de bordello, Bifulco stava qua al bar e a na certa è ito lungo, è morto porca puttana. Che cazzo devo fa?”.
“Ma che minchia dici – tuonò il brigadiere capo Lo Schiavo – fermati non toccare niente, arriviamo subito”.
Bastavano meno di dieci minuti per arrivare al bar dal comando, infatti, preciso come un orologio svizzero dopo nove minuti Lo Schiavo batté nervosamente i pugni sulla saracinesca tirata giù del locale. “Falca’ apri Lo Schiavo sono”.
Il brigadiere di origine siciliana entrò e appena vide il corpo senza vita del suo superiore si lasciò scappare una bestemmia piuttosto fantasiosa, qualcosa che aveva a che fare con i sandali di nostro signore e le abitudini private della vergine Maria.
Dopo pochi minuti il locale fu invaso dalla scientifica, e da quel medico legale che faceva impazzire Falcao. Si chiamava Ester ed era una figa da paura.
Non era di Roma si vedeva, troppo perfetta per essere di borgata, troppo simpatica e gentile per essere pariolina, no, probabilmente veniva da su tipo dalla Toscana, avrà fatto almeno due master all’estero, ‘na sorta di Temperance Brennan, quella di Bones o un medico legale tipo quelli di NCIS, decisamente troppo per me, pensò Falcao sempre più imperlato di sudore e adesso anche visibilmente scioccato per il fattaccio cui aveva assistito.
Ma che cazzo però, io volevo solo tira’ su un par de mille Sacchi pe’ compra la moto nova, pensò il barista mentre Lo Schiavo lo stava tempestando di domande che lui non sentiva nemmeno per sbaglio.
“Falca’ oh Falca’, beddamatri Falca’ me voi risponde porca di quella buttanazza”.
“Che? Oddio scusa Antò, ma me devo ancora riprende, è stata ‘na mazzata terrificante vedello così e pensa che poco prima lo stavo a prende’ per il culo sul calciomercato del Napoli”.
“Tranquillo respira, e mo’ dimmi con calma quello che te ricordi”.
Falcao raccontò al carabiniere per filo e per segno gli eventi della mattinata, poi ripensò al tizio che stava in bagno, ma non sapeva niente di lui, non lo aveva mai visto nel quartiere.
La squadra scientifica intanto aveva quasi finito con le rilevazioni canoniche e si apprestava a uscire dal locale.
Falcao colse l’attimo per offrire qualcosa ai ragazzi, anche se il suo gesto non era completamente disinteressato e soprattutto non era rivolto a tutti i membri della scientifica. Ester chiese un estratto di arance, mele e zenzero, si decisamente non è di Roma, pensò divertito il barista mentre metteva gli ingredienti nell’estrattore. Poi per ingannare il tempo cercò di intavolare una discussione con quella fata.
Corsi, il suo cognome era Corsi, lo aveva letto sulla targhetta identificativa.
Falcao abbandonò il classico atteggiamento da barista romano di periferia e con tutto l’aplomb del mondo chiese alla ragazza se poteva comunicargli qualche informazione su quello che aveva scoperto, “io vi posso aiutare eh, ho visto tutte le puntate di NCIS, di Bones, di Rosewood, di Criminal Minds ecc. So tutto di come si risolve un omicidio”.
La ragazza sorrise, poi cercò con lo sguardo il suo superiore, che acconsentì a qualche piccola rivelazione.
“Beh chiaramente si tratta di avvelenamento, i sintomi sono decisamente quelli di un avvelenamento, ma prima dell’autopsia non possiamo nemmeno formulare un’ipotesi su quale sia la sostanza che abbia ucciso il maresciallo Bifulco. Però – proseguì la dottoressa Corsi – abbiamo riscontrato un odore di qualcosa di strano, sembra… ecco come dire erba”.
Falcao s’illuminò, le erbe, specialmente quelle che usava per il mojito e quelle che usava per relax personale erano una sua grande passione.
“Erba ma erba tipo menta? Oppure l’erba tipo quella che Lo Schiavo requisisce e poi magicamente sparisce dal magazzino delle prove?” disse rivolgendo un sorriso a trentasei denti al carabiniere siciliano.
“Vattene affanculo Falcà” rispose quest’ultimo.
La Corsi riprese il discorso “erba tipo quella che si fuma”.
Cazzo, pensò Falcao, “potrei dare un’occhiata e un’annusata?” disse rivolto all’uomo che in quel momento aveva il comando ovvero Lo Schiavo.
“Fa un po’ come te pare. Però mettete i guanti e non contaminà le prove sennò te sparo, qua davanti a tutti e dico che è stata legittima difesa”.
Il giovane s’infilò un paio di guanti in lattice, prese la tazzina che era stata imbustata e si mise alla ricerca di indizi olfattivi che potessero sbrogliare la matassa. L’odore però non sembrava venire dalla tazzina quanto dalla giacca di Bifulco che non era ancora stata catalogata.
Va detto che Falcao non era proprio uno stinco di santo. Di certo non era un criminale e di certo non era uno stupido, ma come tutti aveva avuto i suoi momenti no. Il momento no di Falcao era coinciso con la rottura con la sua ex Arianna, dopo cinque anni di convivenza. Da quel momento si era lasciato un po’ andare, aveva lasciato il calcio, era una promessa della difesa e si era messo in un brutto giro.
Non avrebbe mai immaginato che quell’oscuro periodo della sua vita lo avrebbe reso una sorta di Sherlock Holmes, ah si aveva visto anche la serie della BBC con Benedict Cumberbatch ed Elementary con il Sick boy di Trainspotting Johnny Lee Miller.
Annusò, come fosse un cane poliziotto, poi riuscì a categorizzare gli aromi che sentiva. Era un mix tra cannabis, più precisamente Hashish del tipo Charas un aroma particolare e, un profumo misto di curry e liquirizia.
“Elicriso cazzo”. Disse ad alta voce il barista sotto lo sguardo interrogativo degli avventori del locale.
“Lo Schia’, sentì io sto odore lo conosco è l’aroma della canna tipica de uno che spacciava al Tortuga, lo chiamano Guevara, ma a dispetto der nome è un figlio di puttana di prima categoria, nun c’entra n’cazzo col Comandante De La Serna” e istintivamente alzò il pugno sinistro.
“Guevara, si ci è noto, ma fammi capì, e tu come minchia le sai ‘ste cose?” Lo Schiavo aveva uno sguardo tutt’altro che amichevole, si era sentito tradito dall’amico barista.
“Fidate non lo voi sapé, ho fatto cose in passato che me fanno vergognà come un cane”.
La dottoressa Corsi sentì quel racconto e provò quella che agli occhi di Falcao sembrava sincera compassione, poi per terminare quella conversazione imbarazzante si intromise nella discussione.
“Se quest’odore che noi non abbiamo riconosciuto – e calcò particolarmente il tono sulla parola noi – è di questo “Guevara” o come si dice forse dovremmo cercarlo no?
Falcao si illuminò, la donna della sua vita, quella fata, quella creatura meravigliosa, la madre dei suoi figli, la signora Ester Corsi in Falcao aveva preso le sue difese.
Lo Schiavo si ricompose . “Certo dottoressa, ovviamente dottoressa, lei ha ragione manderò subito una pattuglia a prelevarlo”.
Falcao non capì il servilismo del brigadiere ma decise di non indagare ulteriormente.
Poi da buon barista si lanciò in un’accesa discussione che prevedeva una sua visione su come fossero andati i fatti.
“Secondo me Bifulco ha scoperto un giro strano del Guevara e ci stava sopra, quello era un cane da tartufo quando se trattava de criminali. Quel bastardo l’ha scoperto non si sa come e l’ha fatto avvelenà dentro ar bar ’ndo lavoro io. Sto grande pezzo de merda”.
“Quello che l’ha avvelenato sì è nascosto in bagno come fosse un cliente normale, poi ha aspettato il maresciallo, ha fatto finta de non reggese in piedi, gli ha fregato il portafoglio per farci pensare a una semplice rapina e gli ha avvelenato il caffè mentre faceva finta di barcollare e l’attenzione era rivolta ar fatto che non stava in piedi”. Astuto cazzo, un killer professionista pensò Falcao.
Lo Schiavo non commentò, ma salutò Falcao e uscì dal bar. “Falca’, me dispiace ma te tocca chiude’ pe’ due giorni” disse il carabiniere siciliano mentre attraversava la porta e scompariva dalla vista del barista. Poco dopo uscì anche l’angelo caduto dal cielo che rispondeva al nome di Ester Corsi.
Due giorni, aveva detto lo schiavo e due giorni il Bar Cuba era rimasto chiuso.
Intanto nel quartiere si era sparsa la voce che Guevara era stato arrestato per l’omicidio del maresciallo Bifulco, o meglio per essere il mandante dell’omicidio, l’assassino materiale era un professionista del settore che come modus operandi avvelenava con l’elemento tossico secreto dalle rane dorate del Sudamerica.
Guevara confessò tutto, maledendo quel dannato Elicriso che lo aveva fatto finire dentro per molto molto tempo.
Al bar si presentò un signore distinto, accompagnato da due uomini in uniforme, sembrava uno importante pensò Falcao.
Subito si mise sulla difensiva “E mo’ che volete ancora? In passato ho sbagliato ma mo’ so pulito eh?”
“Buongiorno giovanotto mi fa un caffè macchiato in vetro”.
Il biondo barista, si bloccò sbigottito, ma si mise subito al lavoro e l’uomo continuò.
“Lei ovviamente non sa chi sono, mi presento, Leonardo Corsi questore”.
Corsi pensò Falcao, ma vuoi vedé che, no ma te pare, oddio e se è il marito? Mo’ me arresta e ciaone, certo però che è abbastanza maturo pe’ sta’ co’ una come quella… I suoi pensieri furono interrotti ancora dal questore, “la dottoressa Corsi, che come avrà capito è mia figlia, mi ha raccontato della sua intuizione sul caso e anche delle sue deduzioni, che seppur un po’ rozze si sono rivelate molto attendibili. Lei ragazzo mio è sprecato dietro un bancone, ha mai pensato di fare il concorso per entrare nelle forze dell’ordine?”.
Falcao pensò in un primo momento che lui una guardia non ci sarebbe mai diventato, ma poi sorrise vaffanculo vita tranquilla, vaffanculo Pietro il fascista e vaffanculo pure al bar Cuba, poteva diventare Sherlock Holmes.
“Mi dica di più dottor Corsi”…